Articoli OVERLOAD vs SCHEDULING
Nel quaderno #5 Antonella Castelli, Service Designer Logotel, illustra come un progettista si possa districare all’interno dell’information overload, non solo dando forma ai contenuti, ma anche generando da essi nuovo valore. Leggi come qui.
Stiamo accelerando il cambiamento della società in maniera esponenziale, fino a non riuscire a comprenderne le vere potenzialità. Parliamo e ci parlano di iper-scelta, iper-competizione, iper-dinamismo, ipercomunicazione, iper… fino a scontrarci con l’iperinformazione.
La quantità di informazione circolante aumenta continuamente (è quintuplicata negli ultimi 20 anni) a una velocità tale da non essere sostenibile dai singoli o dalla società. Questo significa che siamo ‘bombardati’ da migliaia di dati, di informazioni, siamo in overload. Ma come filtrare i concetti? Come poter facilitare la scelta? Come scomporre l’informazione in dettagli senza perdere la visione d’insieme?
ALT! Riflettiamo. Partiamo dall’origine, definiamo l’informazione: il termine deriva dal latino informatio(-nis), significa “dare forma alla mente” e indica un concetto o un’idea. Cosa significa “dare forma” all’informazione? Quando la quantità di informazioni diventa sovrabbondante, si verifica l’implosione dell’informazione stessa; le nozioni trasmesse risultano eccessive rispetto a quanto la persona riesce ad assimilare e per questo inizia il processo di ‘content scheduling’ per far emergere il messaggio da veicolare. Se l’informazione non porta un messaggio, non c’è contenuto utile. Senza messaggio, senza contenuto non si va da nessuna parte!
Ma come dare forma al contenuto? Questa è la domanda con cui tutti i giorni mi confronto come designer per far sì che il contenuto e il contenitore diano vero valore a chi li utilizza, che sia il board di una impresa, un team di lavoro in un workshop, o il Cliente finale. Non è un esercizio di pura forma, ma il come dare forma ai contenuti (infodesign) deve facilitare l’apprendimento di ciò che si intende trasmettere, deve semplificare e abilitare la condivisione di informazione utile, sintetica e consistente, specie sul canale digitale.
L’infodesign nello specifico ha il potere di creare valore aggiunto all’informazione, creando una sintesi visiva che permette di enfatizzare la sintesi, le relazioni, e il dinamismo a più livelli dei concetti.
Sperimentandolo quotidianamente posso affermare che l’infodesign è indispensabile soprattutto quando si lavora in modalità collaborativa (ad esempio con team aziendali con funzioni e competenze diversificate) perché nel momento in cui dobbiamo trasferire al gruppo il risultato di un progetto, che sia un modello di business, un format, un concept di vendita, una vision, una roadmap, uno sviluppo lineare e non di un progetto, il linguaggio utilizzato deve essere compreso e metabolizzato da tutti gli attori. L’infodesign ci permette di dare forma a una mappa mentale da condividere e ci permette di costruire una “comunicazione di servizio” utile per la definizione di una visione di sintesi dei concetti chiave. Le infografiche, le mappe mentali, gli storyboard sono modelli liquidi, nuovi, che supportano la comprensione, favoriscono la condivisione del messaggio e innescano processi di collaborazione tra attori dell’impresa su progetti specifici.
In sintesi il beneficio dell’infodesign per l’impresa collaborativa è quello di saper fondere forma e contenuto e originare una visione di sintesi comprensibile e condivisa per:
– far “pulizia” e riconoscere il messaggio da veicolare, dandogli forma;
– formalizzare la conoscenza e farsi capire da Clienti, Imprese, Comunità;
– avere un linguaggio comune (anche a livello internazionale) nei diversi gruppi di lavoro;
– costruire valore intorno ai contenuti dell’impresa;
– offrire una visione di sistema.