About Weconomy: l'economia collaborativa dal 2009
Abitiamo un’epoca in cui i tradizionali modelli di organizzazione e di interazione in azienda devono fare i conti con generazioni mai così nuove e con interlocutori ed intelligenze non necessariamente umane. Di fronte a queste sfide Weconomy è l’appuntamento che si è dato chi è convinto che il motore propulsivo di ogni iniziativa ed innovazione efficace restino le persone e le relazioni di cui esse sono liberamente e creativamente capaci.
Weconomy esplora nuove possibilità dell’economia del Noi.
Weconomy produce e promuove una nuova cultura della collaborazione.
Weconomy ispira ed accompagna convergenze trasversali tra idee, azioni e visioni, genera reti orizzontali che rompono le tradizionali logiche top-down liberando energie e traiettorie impreviste.
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Weconomy è un’idea e un’esperienza di impresa nella quale le dinamiche relazionali trasformano e potenziano i processi di decisione e di azione.
Non è un processo o una strategia di aggregazione o di miglioramento da applicare all’impresa così com’è.
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La Weconomy è centrata sulla persona (self), sulla sua unicità, sulla sua capacità naturale di relazione e di azione. Perché solo persone consistenti generano vera collaborazione.
Non sono infrastrutture, interfacce o algoritmi a creare collaborazione creativa. Weconomy non è solo scambio o condivisione (sharing) di informazioni o risorse.
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Weconomy è fatta da persone che stanno integralmente in quello che pensano, che fanno. Persone che sinergicamente mettono in comune tempo, idee, esperienze, progetti, realizzando trasformazioni che generano valore per tutti gli attori coinvolti.
Weconomy non è semplicemente disintermediazione o una generica messa in comune (o in rete) di output individuali. Non è una teoria o un progetto che abita le menti di persone che si concepiscono come attori solitari.
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Weconomy non è solo un progetto. È già azione. I bisogni non riposano e ciascuno di essi è espressione di un’esperienza ricca, sociale e quindi aperta a direzioni impreviste. In azienda Weconomy ispira, realizza, accompagna ecosistemi capaci di interpretare e servire tutto questo.
La Weconomy non preesiste alle sfide di ogni giorno. Non è un nuovo organigramma o una nuova parte di esso.
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Weconomy è una cultura, è una prassi, è una nuova prospettiva per l’impresa. È una proposta rivolta a manager, imprenditori, a professionisti e a tutte le persone incuriosite dalle potenzialità che le relazioni personali in azienda possono sprigionare o che abbiano già iniziato a sperimentare l’impatto che l’economia collaborativa ha sull’azienda e sulla realtà.
Nessuna persona o comunità di persone è solo teoria o solo azione. Per questo Weconomy non è solo un nuovo modello o un esercizio sperimentale.
Nota Bene:
Weconomy è inevitabile
La questione è molto semplice. Le persone stanno collaborando perché vogliono collaborare. Punto. Non c’è neanche più bisogno di parlarne. Perché non si parla d’altro da almeno 10 anni. Da Wikinomics a Weconomy, dal web 2.0 ai social network, dal co-working alla co-innovation. Tutto è stato detto e scritto. La collaborazione è pura necessità. Il problema semmai è un altro, sottile come la morte. Essere, avere, fare. Puoi fare business collaborativo (e avere successo) solo se sei collaborativo. Non è cosa da poco. La collaborazione non può essere una tattica e neppure una strategia aziendale. Deve essere una Weltanschauung: concezione del mondo condivisa internamente da manager e dipendenti. Allora funziona, inevitabilmente.
Weconomy è futuro
C’è futuro per la collaborazione? Sarebbe come chiedere se c’è futuro per gli essere umani. Certo c’è differenza fra dominare e collaborare ma per dominare i mercati di domani bisogna saper collaborare. È semplice: il futuro si preannuncia volatile, incerto, complesso, ambiguo e discontinuo. In questo contesto la collaborazione è ovvia strategia di sopravvivenza. O detto diversamente: i continui cambiamenti richiedono continue innovazioni. Spesso così tante e a getto continuo che cavarsela con proprie risorse centralizzate è pratica suicida. L’innovazione collaborativa nelle sue molteplici espressioni diventa l’ultima (o prima?) spiaggia per non affogare. Poi c’è il discorso generazionale. Una generazione cresciuta a pane, burro e collaborazione si fa adulta e pretende di lavorare in spazi (e progetti) di condivisione dove la collaborazione non è opzione ma condizione.