Articoli Disruption: cosa buttare della old economy?
Tra le cose da buttare: Le strutture organizzative rigide Gli stereotipi, nell’accezione di “schemi preconfezionati e immutabili” Gli attuali modelli di valutazione del personale Le difese di posizione per paura del cambiamento Gli spazi lavorativi “chiusi”, in quanto limitanti la libertà espressiva Il “non va bene” come primo feedback alle proposte altrui. In altre parole, […]
Tra le cose da buttare:
- Le strutture organizzative rigide
- Gli stereotipi, nell’accezione di “schemi preconfezionati e immutabili”
- Gli attuali modelli di valutazione del personale
- Le difese di posizione per paura del cambiamento
- Gli spazi lavorativi “chiusi”, in quanto limitanti la libertà espressiva
- Il “non va bene” come primo feedback alle proposte altrui. In altre parole, la tendenza a fare “l’Avvocato del Diavolo” invece che “l’Avvocato dell’Angelo”
- Le presentazioni (esclusivamente) in PowerPoint, in quanto strumento di narrazione troppo rigido
- Il “Timbro” e la “Firma” come espressione di rigidità organizzativa
- La copia-conoscenza come forma di parziale deresponsabilizzazione dell’attività del singolo
- La burocrazia del knowledge management
- I piani di marketing come “rito”
- La visione “industriale” invece che eco-sistemica
Tra le cose da adottare:
- I “like” come atteggiamento mentale verso le nuove idee e i nuovi modi di fare
- La capacità di dare feedback
- Un maggior numero di occasioni di incontro tra le persone per progettare insieme: per esempio, laboratori, workshop, momenti anche destrutturati di condivisione (la macchina del caffè)
- Lo sviluppo della partecipazione creativa
- L’incentivazione del senso di appartenenza
- La coltivazione della passione del fare e del partecipare
- Lo sviluppo delle reti di individui e di aziende
Un’efficace sintesi di un comune sentire sulla necessità di far evolvere le organizzazioni ed il modo di lavorare si trova negli slogan che ciascun sottogruppo ha adottato per definire i propri desiderata :
1. Da dipendente a stupefacente: per sottolineare la volontà di valorizzare il contributo di idee e di pensieri del singolo al di là del ruolo in cui ciascuno è inquadrato
2. Da “ I have a plan” a “I have a dream”: per sottolineare la necessità di coinvolgere gli individui intorno ad un pensiero /ideale/ missione che faccia da motore delle energie e sia in grado di generare commitment
3. Da valutazione delle persone a valorizzazione delle persone
4. Da essere stereotipo ad essere atipico – per eleggere il valore delle originalità e del pensiero laterale a valore collettivo
5. Da presentare a narrare – per esaltare la maggiore efficacia di una comunicazione emozionale che lasci intravvedere una storia ed un percorso da seguire insieme
In sintesi: la rigidità e la ritualità di alcune strutture e prassi aziendali è un limite alla possibilità di far circolare le idee in una organizzazione, di fecondare il pensiero degli altri con il proprio o di beneficiare delle idee altrui.