Oltre il Metaverso: il web che verrà

Una Visione completamente diversa Oltre il Metaverso: il web che verrà

Non parliamo solo di Metaverso, ma di Fediverso, i cui pilastri sono interoperabilità, collaborazione ed etica. E servono comunità che coprano l’intera gamma di interessi, collegate in un ecosistema paritetico.

 

Qual è il legame tra il concetto di comunità e il Web3?

Le esperienze online di successo hanno contenuti creati dagli utenti, siano esse centralizzate o decentralizzate. E hanno sempre una cosa in comune: la comunità. Deve esserci un motivo davvero valido affinché le persone partecipino, contribuiscano, e prestino attenzione al contributo degli altri. Se le esperienze single-player hanno bisogno soprattutto di ottimi contenuti, quelle multigiocatore dipendono anche dall’apporto degli altri, per rafforzare un’e- sperienza complessiva positiva. Perché è facile che pochi membri nocivi rovinino una comunità, ed è per questo che la moderazione è così importante.

Perché è importante pensare al Metaverso del futuro come una comunità?

Oggi esistono molti tipi di comunità, ma nessuna è al livello del Metaverso che immaginiamo. Le persone che si sono avvicinate all’arte NFT lo hanno fatto in gran parte per questo motivo (se non per i soldi). Il Web3 del futuro è una comunità di persone che credono principalmente nella decentralizzazione, che sono arrabbiate per il controllo centralizzato dei colossi tecno- logici nelle nostre vite. Gli appassionati di criptovalute hanno bisogni, ma sono più interessati a guadagnare al di fuori dei normali canali. Il Metaverso ha bisogno di qualcosa in più di tutto questo: ha bisogno di comunità che coprano l’intera gamma degli interessi delle persone, collegate in rete in un ecosistema complessivo. Il Fediverso è forse oggi la cosa che più si avvicina a questa visione, ma non lo confonderei con il Metaverso.

Il Metaverso dominato da grandi player tecnologici rischia di dar vita a tante piattaforme isolate: una specie di “splinternet”, la rete balcanizzata. Al contrario un Metaverso totalmente aperto rischia di rivelarsi insicuro e minacciare l’identità dei suoi membri. Come muoverci allora?

A mio parere le cose saranno sempre frammentate, nel bene e nel male. Oggi esiste un solo web, composto da milioni di siti molto diversi. Alcuni sono coerenti tra loro, ma la maggior parte non lo sono. Ma ciò che conta è che ci siano protocolli e standard in modo che, quando le persone vogliono passare tra più servizi web, possono farlo facilmente. La frammentazione è negativa quando possiamo solo fare screenshot di alcuni siti web per condividerli su altri siti. L’interoperabilità è invece buona quando possiamo incorporare con- tenuti. Tuttavia, ogni sito ha clienti, regole e bisogni diversi e – a mio parere – non avremo mai un’unica soluzione che vada bene per tutti. Quest’ultima strada, anche se fosse decentralizzata, risulterebbe oppressiva, alla pari del dominio dei giganti della tecnologia oggi. Una delle mie preoccupazioni per quanto riguarda la blockchain – e cioè la tecnologia abilitante per i sistemi decentralizzati – riguarda il suo essere un registro pubblico e condiviso. E anche se questo registro è crittografato, i dati personali sono sempre memorizzati in modo permanente e, quindi, prima o poi potrà essere decifrato da computer che, nel frattempo, saranno diventati sempre più potenti. Quindi, per preservare la privacy, la prospettiva migliore, è mantenere le informazioni private. Quando invece è necessario condividere, abbiamo nuovi protocolli come le credenziali verificabili, le dimostrazioni a conoscenza zero o la crittografia omomorfa, che rendono più sicuro lo scambio di dati.

Come trasformare il Metaverso in un ambiente veramente collaborativo?

La chiave per la collaborazione sono i sistemi di comunicazione, che abilitano la co-presenza nella realtà estesa. Perché quattro persone non possono guidare un’auto, ma possono remare insieme su una barca. Vanno quindi sviluppati gli strumenti e le tecniche giuste per consentire alle persone di lavorare davvero insieme in modo produttivo e ciò include la collaborazione asincrona. Infatti, non è sempre necessario incontrarsi di persona in tempo reale.

L’etica è la voce dell’esperienza che guarda al futuro

Perché ritiene che il Metaverso abbia bisogno di un solido insieme di principi etici per avere successo?

Troppe persone considerano il Metaverso inevitabile e troppo poche hanno imparato la lezione dal “destino manifesto”, convinzione culturale che portò gli americani della costa Est a stabilirsi a Ovest, sfrattare i popoli indigeni e soffrire per la mancanza di legge, assistenza sanitaria, istruzione e sicurezza generale. Stiamo ripetendo gli stessi errori, compresi quelli che abbiamo commesso con il Web, dove il libero flusso di informazioni ha prevalso sulla privacy. Un solido insieme di principi etici aiuta a guidare le decisioni che prendiamo durante lo sviluppo del prodotto per garantire che il risultato finale corrisponda ai nostri veri bisogni e aiuti i consumatori piuttosto che danneggiarli. I principi etici aiutano a rendere gli sviluppatori consapevoli dei problemi futuri. Senza di essi, l’unico modo per conoscerli è imbattersi in essi. L’etica è la voce dell’esperienza che guarda al futuro.

Cosa potrebbero imparare le comunità offline da quelle nel Metaverso e come interagiranno questi due mondi?

Il Metaverso è fatto di persone, con norme sociali che si sono evolute nel corso di migliaia di anni. Se ne svilupperanno di nuove, ma gli umani sono ancora umani, almeno per ora. Quindi dovremmo capire come interagire in maniera positiva e come porre fine ai comportamenti negativi che vediamo: come le molestie e il bigottismo on- e offline.