People Una sfida culturale: diventeremo “allievi perenni”
L’evoluzione delle skill in rapporto ai cambiamenti nel lavoro e nella società. Gli intervistati hanno collaborato con il World Economic Forum al Future of Jobs Report 2018
- Entro il 2022 le persone avranno bisogno dell'equivalente di 101 giorni di formazione
- Il 42% delle skill richieste dalle aziende nel periodo 2018-2022, non esiste ancora
- Per affrontare il cambiamento è necessario innescare una cultura dell'apprendimento continuo
- Abilitare le persone non può essere un "update di massa"
Perché è necessaria una reskilling revolution?
Secondo l’ultimo Future of Jobs Report del World Economic Forum, entro il 2022, in media le persone avranno bisogno dell’equivalente di 101 giorni di reskill o upskill per essere pronti ai lavori del futuro, perché il 42% delle skill richieste, saranno nuove rispetto al 2018. La quarta rivoluzione industriale non sta solo rinnovando le skill lavorative. Le aziende e i singoli lavoratori, per avere successo, avranno bisogno di una cultura di apprendimento continuo e duraturo (continuous and lifelong learning).
Secondo voi, quali sono le principali sfide da superare nei processi di re- e upskilling?
La prima sfida da vincere riguarda la creazione di consapevolezza sulla dimensione di queste problematiche, sia tra i decisori delle aziende sia negli individui. Rispetto agli scorsi anni, su questo fronte, abbiamo osservato buoni progressi a livello mondiale. C’è però una sfida strutturale, che riguarda i modelli di formazione. Nel mondo, la maggior parte dell’apprendimento e del training, sono concentrati nella prima fase della vita delle persone. Oggi, per la prima volta nella storia, dobbiamo affrontare la costruzione di un sistema educativo totalmente incentrato sugli adulti. Da un lato le persone devono iniziare a vedersi come allievi perenni, dall’altro imprenditori e i policymaker devono realizzare meccanismi di supporto e incentivazione, per far sì che i sistemi di apprendimento continuo siano realizzabili e praticabili.
Il reskilling è uguale in tutti i settori oppure ci sono industrie in cui è più complesso da realizzare?
La trasformazione delle skill e dei lavori richiederà forme di adattamento specifiche, che variano a seconda di quanto sono diversificate le attività nelle singole industrie. Per esempio, nel settore dei servizi finanziari, il livello di istruzione è relativamente alto, per questo motivo i ruoli non più richiesti possono essere compensati in modo più semplice, ricollocando le persone in funzioni a più alto valore aggiunto. Al contrario, può essere più complesso nel settore consumer, dove cassieri e addetti alla vendita rappresentano non meno del 45% degli occupati totali e c’è una bassa componente di lavoratori con formazione superiore. In ogni caso, i cambiamenti nel mondo del lavoro e nell’universo delle skill non seguono solo le logiche tradizionali di “colletti blu contro colletti bianchi” o “iperqualificati contro sottoqualificati”. La natura e la velocità del cambiamento, come la necessità di una formazione continua, riguardano tutti i settori e tutte le tipologie di lavoro.
Nel Future of jobs report 2018 leggiamo che, nei prossimi anni, ci sarà una “instabilità nelle skill”. Cosa significa?
Nella nostra ricerca abbiamo individuato in quale proporzione le skill fondamentali richieste per svolgere un lavoro rimarranno immutate nel periodo 2018-2022. Questa “average skills stability” è di circa il 58%.
Significa che, nei prossimi anni, l’impatto del cambiamento riguarderà il 42% delle skill. Tutto ciò implica che il reskilling non può essere un “update di massa”, un singolo aggiornamento delle competenze per affrontare la quarta rivoluzione industriale. Piuttosto, come abbiamo accennato, è necessario un ecosistema di apprendimento continuo, che duri tutta la vita. Perché il ritmo del cambiamento delle skill può solo accelerare.
Il reskilling non può essere un update di massa. È necessario un ecosistema di apprendimento continuo. Il ritmo di cambiamento delle skill può solo accelerare
Secondo le vostre ricerche ci sono skill “a prova di futuro”?
Dalla nostra analisi emergono alcuni trend che riguardano alcune skill fondamentali. Da una parte, sta continuando a crescere l’importanza di abilità come il pensiero analitico e l’apprendimento attivo. Dall’altra, sta aumentando la domanda di competenze tecnologiche, in varie forme. Quando si parla di skill “a prova di futuro”, la dimestichezza con le nuove tecnologie è l’unica costante nell’equazione. Tuttavia manterranno o aumenteranno il loro valore human skill, come la creatività, il pensiero critico, la capacità di persuadere e quella di negoziare, così come l’attenzione ai dettagli, la resilienza, la flessibilità e il
problem solving complesso. Inoltre, la nostra analisi mostra che ci sarà un aumento su vasta scala della domanda per skill come l’intelligenza emotiva, la leadership, la social influence e l’orientamento al servizio.
Nei processi di re- e upskiling, qual è il ruolo della formazione in azienda?
Le aziende avranno bisogno di perseguire diverse strategie organizzative, per rimanere competitive di fronte ai rapidi cambiamenti nel mondo delle skill. Perché tutto ciò abbia successo, e per guidare questa trasformazione, devono evolversi anche le skill della direzione esecutiva e degli uffici delle risorse umane. Più in generale, la formazione in azienda ha un ruolo critico per mettere in pratica il re- e l’upskilling. Le persone devono comprendere che si tratta di un obiettivo strategico e un fattore di competitività per la quarta rivoluzione industriale. Inoltre, re- e upskilling sono elementi che contribuiscono a rendere la nostra società più coesa e inclusiva.