I di Indie: il valore dell'indipendenza

Articoli I di Indie: il valore dell'indipendenza

Dall’intreccio di relazioni con l’esterno alle reazioni catalizzate al proprio interno: riesploriamo il concetto di ‘Indie’ come filosofia e come processo attraverso fenomeni di rete che vanno dalle open maps alle piattaforme di crowdfunding.

Nelle dinamiche di business, delle molte sovrapposizioni che sono in apparente contrasto tra loro, quella tra ‘Indie’ e ‘Inter’ (2 delle parole-chiave del nostro Quaderno #5) è forse tra le più sinergiche. Parlando di ‘Inter’, abbiamo visto come le connessioni su più livelli (culturali, geografici, identitari) generino valore per le imprese. Come racconta Nicola Favini a proposito di ‘Indie’, l’impresa deve, però, anche essere “capace di costruirsi da dentro i nuovi mestieri di cui ha bisogno per creare coerenza con l’ambiente esterno”.

Le organizzazioni vivono quindi grazie al rapporto sinergico tra elementi esterni e reazioni catalizzate al proprio interno. La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio tra ‘Indie’ (know-how, sensibilità alla propria area di business e passione che permettono di coltivare il giusto mix di competenze) e ‘Inter’ (connessioni e scambio per trovare agilmente le giuste proporzioni per il proprio business).
Si pensi ad esempio al caso di Openstreetmap, piccola fondazione indipendente nata dalla passione di un manipolo di ‘geek’ inglesi per dati e mappe che è riuscita ad evolversi fino a diventare uno strumento usato da milioni di persone e centinaia di compagnie, nonché un supporto per organi internazionali durante situazioni di crisi.

Il progetto nasce nel 2004 dal fondatore Steve Coast che, insieme a pochi altri, si prefigge l’obbiettivo di mappare tutto il Regno Unito. Da allora, seguendo il modello open source di Wikipedia, la comunità ha superato il milione di utenti registrati, e dispone ora di mappe di tutto il mondo utilizzando come fonti fotografie aeree, strumenti GPS e altre risorse gratuite. Tutti i dati crowdsourced sono resi disponibili liberamente tramite Open Database License. La potenza di questo strumento è stata dimostrata anche, ad esempio, dall’utilizzo che ne hanno fatto le Nazioni Unite nel 2010 in occasione del terremoto di Haiti. Grazie ai contributi di tutti gli utenti, l’area è stata rimappata in appena due giorni e l’UN ha potuto coordinare con più facilità i soccorsi e le proprie unità sul luogo. Da quel momento OpenStreetMap ha sviluppato al suo interno uno Humanitarian Team, tutt’ora operante.

https://www.youtube.com/watch?v=”5V77JLoGpBY

‘Indie’ è, comunque, un concetto dai contorni sfuocati, in bilico tra lo stile e la filosofia, tra approccio pratico e modo di pensare. La parola nasce come forma abbreviata di ‘independence’ ed è trasversale a diversi settori che vanno dai media (newspapers, blogs, radio, tv/internet channels) alla cultura (film, comics, letteratura, videogames, musica, arte) passando per il design e il business. Negli ultimi anni ognuna di queste aree ha subito profonde trasformazione anche in virtù di nuove piattaforme, come Kickstarter e Indiegogo, che non solo aumentano la penetrazione e la diffusione di progetti indipendenti ma ne facilitano anche il finanziamento ed il conseguente sviluppo, generando un potenziale creativo senza precedenti per ampiezza di audience e movimento di capitali.

Persiste però un’errata percezione del fenomeno crowdfunding, spesso interpretato quasi come un ‘atto di carità’ verso artisti, designers, produttori, imprenditori più o meno abbienti, più o meno famosi, più o meno sprovveduti. Il concept dietro a queste piattaforme digitali si propone in realtà di democratizzare i processi di finanziamento, proponendo un modello partecipativo di pre-acquisto che offre ai promotori dei progetti le risorse necessarie allo sviluppo e alla produzione delle loro idee e ai finanziatori un canale preferenziale per l’acquisto delle stesse.

Delle tante industrie che sfruttano questi strumenti, quella del cinema è quella che sta venendo maggiormente rivoluzionata da questo fenomeno. Nel 2013 sono stati finanziati con successo quasi 20.000 progetti filmografici da più di 3.000.000 di persone. Sebbene la maggior parte di questi progetti sia stata lanciata da piccoli registi o produttori, il 2013 ha visto la discesa nell’arena dei crowdfounded indie projects anche di grosse personalità del mondo di Hollywood, non senza qualche perplessità e critica. Tra i primi, il 22 luglio, il regista Spike Lee (“She’s Gotta Have It”, “Malcom X”, “25th hour”) lancia il suo progetto ‘The Newest Hottest Spike Lee Joint’. Alla fine della campagna, Lee raccoglie oltre $1.400.000 (150.000 in più del suo obbiettivo) che saranno utilizzati per sviluppare il suo progetto. Tra le altre personalità top-tier che hanno sfruttato le piattaforme di finanziamento collettivo ci sono Rob Thomas e Kirsten Bell (più di 5 milioni per ‘The Veronica Mars Movie Kickstarter’) e Zach Braff (più di 3 milioni per ‘Wish I Was Here’).

La rete e i finanziatori si sono però divisi sull’ingresso dei “grandi nomi” nel mondo del crowdfunding, avviando un dibattito che ha portato gli stessi fondatori di Kickstarter a rispondere alle critiche. I commenti più negativi vengono da chi sostiene che siti come Kickstarter siano fatti per aiutare persone senza contatti a trovare possibili finanziatori e non per persone con carriere evidentemente già avviate nel settore che contribuiscono solo a “sottrare fondi a progetti meno affermati”. Di contro, ottenere fondi senza l’aiuto dei grandi Studios di Hollywood garantisce massima indipendenza creativa e decisionale agli artisti. Attori e registi famosi su Kickstarter contribuiscono inoltre ad attirare nuovi utenti sulla piattaforma che aiutano poi il finanziamento di altri progetti. Il dibattito è ancora aperto. Resta quindi da capire se l’essere ‘Indie’ sia un “diritto di tutti” oppure no.