Management, attenzione alla data di scadenza

Management Management, attenzione alla data di scadenza

Parliamo di Management e della sua relazione con il mondo contemporaneo, tema affrontato nel nostro ultimo quaderno Weconomy. Un’analisi di Cristina Favini analizza il management sotto più punti di vista: tempo, contesti, contenuti e self.

sintesi

In che modo il Manager può riprogettare futuro, visioni, modelli, processi e strumenti “responsive” per (ri)dare forma al proprio business? In un contesto con imprevedibili nessi di causa-effetto tra sistemi economici sempre più permeabili su scala globale e con limiti e paradossi da gestire tutti i giorni, come si può tornare a produrre valore? In una domanda: come può il Manager accompagnare la trasformazione “della propria Impresa” partendo da se stesso e dalla sua area di influenza?

Oggi un Manager deve avere una grande esperienza, non per confermare cosa sa fare e quali risultati ha maturato nel tempo, ma in nome di questa “esperienza” deve avere una visione completa e sistemica di che cosa ha visto, fatto e realizzato fino a ieri. Solo in questo modo egli saprà con lucidità cosa potrà permettersi di buttare via, timbrando con SCADUTO/non più valido storie, strumenti e strategie. Oggi gli atteggiamenti, i comportamenti, i ruoli, le metodologie e gli strumenti non sono ripetibili, non sono riciclabili perché lo scenario liquido, ibrido e imprevedibile del mercato ha, non distrutto, ma “sgonfiato” di significato molti aspetti dell’essere Manager. Il Manager di oggi deve reinventarsi fino al punto di non sentirsi più Manager ma inventore e sperimentatore della sua stessa esistenza di professionista. Deve saper trasformare quelle abilità che una volta creavano valore ma che oggi non stanno più nell’ingranaggio, in azioni significative che lo riposizionino nel contesto aziendale. La caratteristica che, oggi, un Manager deve cercare e impegnarsi a riconoscere come competenza è quella che risiede nella capacità di lavorare riuscendo a gestire l’ambiguità. Perché solo in questo modo può amministrare l’incognito ed è in grado di definire ciò che potrebbe rivelarsi una strategia o un elemento di successo e di saperlo comunicare alle sue Persone, alla sua Azienda, ai suoi investitori. Per poterlo fare deve “collaborare” e far collaborare persone, saperi, discipline e parti diverse dell’organizzazione. Queste abilità sono necessarie per affrontare la difficoltà di prevedere a breve o a lungo termine l’andamento dell’economia, i movimenti di mercato e le richieste che gli enti governativi dell’Europa porranno alle Imprese. Non dimentichiamoci quest’aspetto importante, ma anche quello drammatico costituito dalla trasformazione culturale, comportamentale, che ogni individuo sta vivendo nell’era tecnologica in cui siamo immersi. In un panorama così imprevedibile, per avere successo occorrono stili di leadership e competenze, come abbiamo già scritto, nettamente diverse da quelle che hanno caratterizzato gli anni in cui l’economia era in sviluppo. In sintesi, il Manager deve essere elastico per poter gestire le fasi di rottura, ma anche flessibile per adattare le proprie strategie in situazioni in rapida evoluzione. Le Aziende oggi hanno realizzato che selezionare, ingaggiare, promuovere e trattenere dirigenti con queste rare qualità non è semplicemente un lusso, ma sta diventando sempre più una questione di sopravvivenza.

Oggi un Manager deve tornare a rischiare per “portare a casa” le sfide cui è chiamato a rispondere. Vi segnalo quelle che, secondo me, sono prioritarie e sulle quali abbiamo costruito la base di questo Quaderno.

1) ABBANDONARE GLI ALIBI, PRENDERSI UN APPUNTAMENTO CON IL TEMPO (TIMESCAPES)
L’emergenza che sento più spesso è “non c’è tempo”, oppure “c’è solo tempo per gestire le emergenze del giorno”. Il cambiamento c’è sempre stato ma non è mai stato così veloce. Lo abbiamo già detto, nasce l’esigenza per i Manager di abbandonare gli alibi e di prendersi un appuntamento con il tempo per pensare, riflettere, progettare, fare. Un tempo non subìto, ma riconosciuto e vissuto come un partner significativo. Smettere di lavorare solo per scadenze e prendersi un appuntamento con il tempo. Progettare il presente ma anche il futuro. Progettare “momenti” per dare forma a un tempo di sintesi, cioè “di ordine”, dove collaborano le nostre energie migliori per riflettere e pensare. La sfida è immaginare progetti alternativi e costruire un percorso narrativo efficace che ingaggi tutte le persone da coinvolgere nella produzione di valore collettiva dell’Impresa. Se la prima Urgenza con la lettera U maiuscola è il tempo, la seconda è quella di smettere di lavorare per funzioni ma lavorare per progetti. Il contesto ci chiede risposte nuove a domande storiche e oggi la soluzione è nella capacità di “disegnare progetti” che mettono insieme persone, competenze, dimensioni diverse. Lavorare per progetti vuol dire lavorare definendo contesti e perimetri di senso nuovi che accompagnano la trasformazione delle nostre Imprese. Nell’inserto speciale del Quaderno, riportiamo le riflessioni emerse durante l’evento Timescapes svoltosi in occasione della Milano Design Week 2014.

2) PRODURRE CONTESTI, PERSONE, ORGANIZZAZIONI FLESSIBILI. CREARE “PONTI” CON I PROGETTI (CROSS)

Se nell’era delle “organizzazioni a piramide” i compiti erano tagliati con l’accetta, nella società di oggi i confini sono più liquidi e il premio va a chi sa attraversarli. Se in passato le organizzazioni e i ruoli erano dotati di un elevato grado di permanenza e di specializzazione, oggi l’incertezza e i continui mutamenti impongono uno sforzo di adattamento incessante. Oggi i Manager devono “produrre contesti e persone flessibili” capaci di adattarsi a cambiamenti inattesi e capaci di collaborare con punti di vista sempre diversi. Incrociare e cogliere il “fuori” e portarlo dentro. Forzare i confini che l’organizzazione impone. “Fare il design di nuovi percorsi, processi, perimetri, farsi invadere per invadere”, questa è la frase che un mio Cliente usa per andare contro gli specialisimi delle funzionalità aziendali. L’innovazione è di chi riesce a incrociare persone, discipline, punti di vista, strumenti e canali diversi e aprirsi all’incontro dentro e fuori la propria Azienda. Il tutto con disciplina, volontà e determinazione. Non succede, va fatto accadere. Si devono ri-disegnare confini interni ed esterni all’organizzazione per costruire nuove reti di scopo, di valore.

3) TORNARE A SVILUPPARE CONTENUTI (CONTENT)

Il Manager, oggi, crediamo debba essere sempre più artigiano, entrepreneur, maker, designer… figure che hanno in comune la capacità di progettare non solo il WHY e il WHAT ma anche l’HOW, di accompagnare il progetto fino in fondo. Oggi sempre più il pensare e il saper fare sono intimamente legati. Il Manager deve tornare a progettare contenuti di valore, a monte e a valle della filiera. Nell’organizzazione una delle sfide è far sopravvivere un contenuto alla parcellizzazione del lavoro che porta alla perdita progressiva di senso e a risultati che spesso non hanno valore per il Cliente finale e che, quindi, non creano “valore”.

4) ABILITARE SPAZI E AMBIENTI PER SINCRONIZZARE IL ME CON IL WE (SELF)

Le vere trasformazioni accadono quando le nostre Persone cambiano, crescono insieme, condividono i loro tempi migliori con noi e con i loro colleghi coinvolti in un medesimo “progetto”. Una delle sfide dei Manager è di creare degli Spazi di confronto sia fisici che digitali che diventino dei veri propri canali a doppia via con e tra le proprie persone. C’è chi struttura dei Lab, chi si attrezza con community: sono tutte occasioni per creare dei vasi comunicanti continui tra ME e WE, spazi di ”pensiero”, di informazione, di sperimentazione, di conversazione e di collaborazione. Creare contenitori con regole diverse, ambienti e spazi abilitanti, che creano scambio, che favoriscono la condivisione, la comprensione e il senso di partecipazione; favoriscono l’auto-sincronizzazione dei singoli ME verso il WE. Pensiamo alle community: la trama di relazioni che emerge attorno al tempo che le persone dedicano è qualitativamente diversa da quella che risulta dall’incrocio delle agende. Molto più impegnativa (non devo presenziare con un ritaglio di me ma con tutto me stesso) ma molto più potente. Scambio tra persone dentro e fuori l’organizzazione. È la questione dei luoghi sociali, ibridi per storytellers e non per persone passive.

Attenzione: il Management per come siamo ad oggi abituati a studiarlo e a concepirlo è in scadenza. Il nostro ultimo Quaderno è giusto la punta di un iceberg.

(Illustrazione di Valeria Crociata)

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    Il primo mattone che ha dato il via al progetto Weconomy. Weconomy, L’economia riparte dal noi esplora i paradigmi e le opportunità dell’economia del Noi: più aperta, più partecipativa, più trasparente fatta di condivisione, reputazione e collaborazione. Grazie al mash-up di contributi internazionali e alla partecipazione di oltre 40 co-autori, Weconomy Book è un serbatoio di energia, pensieri, teorie, storie, pratiche e strumenti che ruotano attorno al tema del talento collettivo. Un incubatore informale e aperto al contributo di tutti, per immaginare, creare e continuare ad innovare il futuro dell’economia.

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    N come Ne(x)twork, neologismo che gioca sulle parole next, work e network. Il Quaderno 8 è dedicato al futuro del lavoro e alla necessità che questo sia connesso e condiviso in modo continuo. Una condivisione che porta alla creazione del Flow (Flusso) che l’Impresa collaborativa ha il bisogno di saper dirigere, coordinare, stimolare ed eventualmente modificare in itinere.

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