Future Generazioni future
Tra artificiale e post fattuale, un'ipotesi sulle prossime evoluzioni.
sintesi
Mi si chiede, giustamente, un contributo sulle generazioni future. Non mi sottraggo e tento qualche ragionamento. Della generazione gender ho già parlato nell’ultimo Quaderno di Weconomy, P.O.P. Collaboration. Tra l’altro National Geographic ha dedicato alla rivoluzione Gender un numero speciale (gennaio 2017), suscitando polemiche e dibattiti. Era capitato anche a me di ricevere nel 2015 commenti polemici quando dedicai al tema un approfondimento sull’inserto il Dirigibile della rivista Dirigente di Manageritalia. Dunque già un classico con cui fare i conti, anche in termini collaborativi. Concentriamoci allora su altre generazioni emergenti. Generazione artificiale. Quella in arrivo sarà la prima generazione che troverà del tutto normale chattare, amoreggiare, litigare, discutere e collaborare con intelligenze artificiali sotto forma di chatbot, computer cognitivi, robot e gadget di varia natura. L’Impresa non dovrà solo abituarsi a una complessa convivenza e soprattutto complementarietà cognitiva fra macchine e umani (che lavoreranno in team) ma anche a una del tutto nuova relazione con persone la cui identità sarà, per la prima volta nella storia dell’umanità, integrata con quella delle macchine. Generazione post fattuale. Una generazione insensibile ai fatti? Forse sì. L’Oxford English Dictionary ha eletto parola dell’anno post truth, post-verità oppure post factual, post reale. La crescente inclinazione di parte della società a credere a notizie false o fortemente alterate è tornata alla ribalta dopo l’uscita della Gran Bretagna dall'Europa (Brexit) e dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca. In entrambi i casi le bugie, dette, fatte circolare e pure smascherate, hanno avuto un ruolo cruciale del successo finale. Secondo un lungo articolo dell'Economist negli ultimi anni siamo diventati sempre più vulnerabili alle bugie e soprattutto più insensibili (vero o falso diventano solo un punto di vista alternativo dove tutto è relativo). Inondati in tempo reale di messaggi e contenuti che si annullano a vicenda non sappiamo più nulla di reale. Tutto questo ha conseguenze (drammatiche) anche per le Imprese. Insegnare a collaborare su fatti attendibili sarà una delle sfide future. Educare i giovani storditi dalla bolla informativa all’analisi logica dei fatti, pure. Generazione senza futuro. Non nel senso che non ne ha ma che non ci crede. Questo disincanto, come sappiamo, è ben motivato. Trovare lavoro è difficile, tenerlo ancora di più. Motivare questa generazione richiede una buona dose zen del “qui e ora”. Niente tortuosi e inaffidabili percorsi di carriera ma opportunità e gratificazioni “just in time” in un ambiente accogliente e collaborativo. Poi ci sono i pionieri che pretendono di crearsi il futuro da soli. Che siano giovani talenti o piccole start up poco importa. Importa che l’Impresa desiderosa di accaparrarsi cervelli frizzanti accetti il “disruptive” non solo nei progetti ma anche nei processi collaborativi. Non facile. Generazione integrazione. La politica tedesca dell’integrazione e inclusione dei flussi migratori, pur con molti contraccolpi, comincia a dare dei primi segnali interessanti, anche in ambito aziendale. Come molti di voi sapranno le Imprese tedesche sono state fortemente “invitate” ad accogliere e integrare rifugiati in azienda. Risultato? Quelle che hanno portato a termine con successo la delicata integrazione sono ora più propense a nuove sfide. Il clima è elettrizzante e collaborativo. Una lezione, anche per servizi come Refugeeswork.