Le attitudini del futuro

People Le attitudini del futuro

In un'era di tecnologie all'avanguardia e nuovi mestieri, quali sono le attitudini e le abilità per poter rimanere rilevanti come esseri umani?

  • Il 65% dei bambini oggi alle elementari da adulto farà un mestiere che per il momento non esiste ancora (World Economic Forum, 2018).
  • La versatilità sarà quindi una delle capacità da allenare maggiormente in un mercato globale dove tutto cambierà di continuo.
  • Conterà ancor di più l’attitudine a imparare cose nuove in autonomia, il coraggio di sentirsi prototipi in evoluzione, la capacità di generare utilità nel proprio sistema in modi diversi, in ruoli diversi.
  • Puntare sulla formazione è fondamentale per allenare agilità, spirito critico, ascolto, dissonanza creativa.

Ho la fortuna di incontrare con una certa frequenza persone che si pongono domande scomode e si prendono del tempo per riflettere sulle risposte, a volte trovandole, altre no. A volte a me qualche domanda così la pone chi incontro a un tavolo di lavoro, in aula,  certe mi arrivano durante un viaggio in macchina in famiglia (puntualmente in questi casi sbaglio strada). Le più difficili: quali sono i mestieri di domani? Quali le nuove competenze? Come prepararsi?

Qualche idea me la sono fatta “sul campo”, altre leggendo e ascoltando chi già ci ha ragionato. Ieri in macchina, sbagliando l’uscita in tangenziale, mi sono sorpresa nel proporre a mia figlia, laureata da poco in benessere animale, di cercare il modo di imparare un mestiere antico e sempre meno praticato, quello del maniscalco. È un mestiere duro e difficile, che sta sparendo ma che richiederà sempre la professionalità e l’empatia dell’uomo (aiuto, i robot!) ma che al tempo stesso si sta evolvendo grazie alla tecnologia e all’utilizzo di nuovi materiali. Ci aveva già pensato.

Il 65% dei bambini oggi alle elementari da adulto farà un mestiere che per il momento non esiste ancora (World Economic Forum, 2018)

In realtà siamo andate entrambe controcorrente perchè secondo l'ultimo World Economic Forum di Davos, il 65% dei bambini oggi alle elementari da adulto farà un mestiere che per il momento non esiste ancora, un mestiere che possiamo solo provare ad immaginare perché la realtà finirà sempre per battere la nostra limitata fantasia. Ma il dato per me più interessante è che nel corso della loro vita questi stessi bambini svolgeranno almeno due o tre mestieri diversi. Che sia quindi la versatilità una delle capacità da allenare maggiormente in un mercato globale dove tutto cambierà di continuo? Credo di si.

Conterà ancor di più l’attitudine a imparare cose nuove in autonomia, il coraggio di sentirsi prototipi in evoluzione, la capacità di generare utilità nel proprio sistema in modi diversi, in ruoli diversi.

Conterà certamente quello che sapremo fare - i cosiddetti “nuovi mestieri”, dal chirurgo per l’aumento della memoria all’etico della “nuova scienza” citando la recente ricerca di Fast Future – ma conterà ancor di più l’attitudine a imparare cose nuove in autonomia, il coraggio di sentirsi prototipi in evoluzione, la capacità di generare utilità nel proprio sistema in modi diversi, in ruoli diversi.  La Generazione Z in azienda sarà dunque portatrice di nuove skill verticali, in una stimolante quanto inevitabile convivenza con le generazioni precedenti, la cui sfida, oltre a quella di continuare ad essere impiegabili (che vale anche per tutti), sarà quella di saper trasferire le skill trasversali, con nuove chiavi di lettura, certamente con linguaggi e modalità diversi da oggi, situazionali per generazione e cultura.

“È necessario cambiare il modo di affrontare i problemi e risolverli, puntare sul lavoro di gruppo, sulla capacità di pensare fuori dagli schemi. L’abilità di ragionare con l’efficacia di un laser, mirando al cuore pratico delle questioni per realizzare risultati concreti, sarà fondamentale” David Tuffley

Ma come si formano nelle aziende le persone alla versatilità? Come si alimenta la loro volontà di essere imprenditori di se stessi in un processo di auto manutenzione? Rischio di apparire di parte, lo so, ma la formazione è fondamentale. David Tuffley, specialista di Applied ethics and socio-technical Studies alla Griffith University, ha offerto qualche consiglio sul «Washington Post»: “È necessario cambiare il modo di affrontare i problemi e risolverli, puntare sul lavoro di gruppo, sulla capacità di pensare fuori dagli schemi. L’abilità di ragionare con l’efficacia di un laser, mirando al cuore pratico delle questioni per realizzare risultati concreti, sarà fondamentale”.

E ancora: agilità, spirito critico, ascolto, dissonanza creativa che si alimenta di diversità e consonanza costruttiva per creare una nuova amalgama che favorisca un processo decisionale più ricco. Ma, a mio parere tutto questo non basta se non viene anticipato da uno storytelling chiaro e appassionato dell’identità dell’azienda e dei suoi valori, nel linguaggio della cultura esistente per favorire la comprensione, ma con gli enzimi di quella del futuro. Una direzione chiara quindi ma, soprattutto, un sistema-azienda pronto a valorizzare l’impegno richiesto, privo di contraddizioni, coerente, con tempo e “spazio” per formarsi, auto formarsi e per sperimentare. Un ambiente dove chi si sforza di imparare a fare le cose in modo diverso, a fare nuove cose, possa trovare un contesto altrettanto fluido e fertile. Per non tornare velocemente sui propri passi, deluso, scottato, ancora più resistente e pronto a rintanarsi nel proprio specchietto retrovisore.

Sono riflessioni ancora confuse, lo so. Mi rassicuro convinta che quella a cui sto pensando è una realtà che forse ancora non c’è, ma che arriverà e ci stupirà. Come sempre.