Manager: opera aperta

Management Manager: opera aperta

Come la dimensione internazionale ci abilita a sperimentare nuove sinapsi.

sintesi

Senior Manager, Project Manager, Sales Manager, Product Manager, Manager del cambiamento… Questo è quello che troviamo scritto sulle nostre business card. Ma quanto ci rappresentano oggi queste “etichette”? Possiamo affermare che questi slogan sono tali e rimangono tali se mettiamo a confronto la definizione più storica di Manager (=gestore) con quello che siamo a chiamati a fare tutti i giorni. Ma in concreto, quali abilità mettiamo in campo ogni giorno per re-inventarci e portare a casa il risultato? Il Manager di oggi deve re-inventarsi fino al punto di non sentirsi più Manager, ma inventore e sperimentatore della sua stessa esistenza di professionista, in tutti i campi, in tutti i settori, a tutti i livelli. Non è più il tempo di business plan a cinque anni. Keep your Business safe è il mantra che si sente da un po’ di tempo dai Manager. Ma come? Un esempio. Nell’ultimo periodo stiamo affrontando con i Manager la complessità di progetti sempre più internazionali dove diventa necessario accrescere e mescolare competenze, risorse, persone, metodi, strumenti sempre più interculturali. E non si tratta solamente di una questione di lingua. In questa dimensione sempre più fluida, dove i confini non esistono più, il Manager si trova ad affrontare attività di coordinamento, gestione e controllo, ma non solo. Richiede abilità di interazione e una flessibilità del tutto nuova rispetto al passato. Significa lavorare con molteplici attori, con approcci e metodi diversi. Significa imparare a progettare la “relazione” e le connessioni tra le parti. Sapersi adattare, quindi, trovare soluzioni rapide e veloci. Essere Manager in una dimensione internazionale significa allestire un’”opera aperta” condivisa dalle diverse realtà disomogenee, che si nutre di nuove contaminazioni, di dialogo costante con attori e contesti diversi, di nuove sinapsi interculturali. Qui il Manager diventa abile e “abilita” gli altri a costruirsi nuove vie, nuove soluzioni sostenibili condivise per il progetto/ obiettivo da raggiungere. Deve essere pronto a intavolare un “caleidoscopio di soluzioni”, possibilità e rischi che vanno tutti progettati. Un piano B. Ma anche C, D, e E. Non ci sono, infatti, processi giusti o sbagliati, ma soluzioni più o meno sostenibili, efficaci e implementabili a breve o a lungo termine. Costruirsi nuove opzioni, soprattutto in un contesto di progetto internazionale, consente di affrontare i rischi, le obiezioni, le differenze culturali, di metodo e processo tra Paesi e di correggere la rotta in corsa, rafforzando così l’efficacia e l’efficienza del progetto che stiamo portando a termine. Essere Manager vuol dire mettersi nei panni di tanti “player” diversi e avere un punto di vista allargato e privilegiato. Significa riuscire a vedere la “figura” composta (il progetto), ma anche le linee (le relazioni) e le intersezioni (le competenze e le abilità di ciascun partner coinvolto). La flessibilità con cui un Manager riesce a gestire questa complessità e mescolare tutti gli ingredienti per sviluppare soluzioni non solo alternative, ma soprattutto complementari, determina la creazione di vero valore per l’Impresa. In una frase: collaborare per costruire un’Opera Aperta all’innovazione.