La solitudine del manager

Management La solitudine del manager

Scegliere vuol dire muoversi insieme. Ecco le scelte chiave per il successo di un team.

sintesi

Le scelte sono un motore fondamentale dell’impresa. L’assenza di scelte equivale a immobilità e l’immobilità, in un mondo in costante e accelerata trasformazione, equivale a fallimento. Ma com’è possibile per un manager fare delle scelte con cognizione di causa se i riferimenti improvvisamente cambiano? Come si può agire consapevolmente sul futuro quando i mercati sono sempre più fluidi e i competitor sono slegati da logiche di segmentazione settoriale e possono operare agilmente e senza infrastrutture rompendo le dinamiche produttore-Cliente? Non esiste una ricetta certa ma ci sono alcuni elementi chiave che vanno tenuti in considerazione. Innanzitutto è necessario conoscersi a fondo, essere in grado di identificare i propri punti di forza e avere l’umiltà di riconoscere quelli dei competitor, aggiornando costantemente la propria visione del contesto e sapendosi collocare al suo interno. È importante riconoscere i rapporti d’interazione tra utenti e sistema, sapendo cogliere i segnali che arrivano anche da attori non classicamente associati al proprio mercato, lasciandosi ispirare per poter creare innovazione attraverso scelte inedite. Perché se è vero che la scelta non ha bisogno fin dall’inizio di strategie definite, non può, però, essere svincolata dagli obiettivi che si propone, dall’individuazione di una chiara direzione evolutiva e da un’immagine nitida del Cliente di riferimento, dei suoi bisogni e dei suoi valori. In un momento storico nel quale il brand, qualsiasi sia la sua ‘forza’, non basta più, è fondamentale posizionarsi in un sistema centrato sui Clienti, progettando strategie e servizi che abbraccino la dimensione della semplicità, che siano rivolti a tutti i Clienti, non solo ai first adopter. Ed è riuscendo a intercettare il maggior numero di Clienti possibili che le imprese possono aspirare ad avere, oltre ad un ruolo commerciale, anche un ruolo sociale, promuovendo comportamenti sostenibili. Se un tempo erano i consumatori a essere esigenti nei confronti delle aziende, adesso sono le grandi corporation che, attraverso servizi intrinsecamente sostenibili, possono educare ad atteggiamenti socialmente positivi. Per identificare il proprio mercato di riferimento, il proprio valore all’interno di quel mercato e il valore unico che i Clienti riconoscono all’impresa serve un approccio progettuale non banale. Un manager deve avere la capacità di mettere insieme ‘gruppi di trasformazione’ che lavorino per contaminarsi e contaminare il contesto. Due sono le scelte chiave per il successo di un team: 1. La scelta della struttura organizzativa con cui muoversi e, di conseguenza, interfacciarsi con il resto del sistema 2. La scelta delle persone, da selezionare non solo per le loro ‘specifiche tecniche’ ma soprattutto per la capacità di ascoltare, ingaggiare, studiare argomenti nuovi vista la fluidità del contesto che rende tutto obsoleto più velocemente. Vanno quindi ripensati i vecchi paradigmi che favorivano le skill organizzative (pur sempre importanti) a scapito della capacità di scegliere in maniera veloce e diffusa e che facevano passare i contenuti in secondo piano, mettendo al centro dell’attenzione processi e attività. Più contenuti e meno processi quindi? Sì, a patto che i manager siano in grado di creare occasioni di scambio in cui ci si sincronizza sulle mete, momenti nei quali collaborare e creare reazioni sinergiche per garantire il maggior grado di sperimentazione possibile, per abilitare il team a scegliere in maniera autonoma. Perché il ruolo del manager è un ruolo solitario. Un ruolo nel quale si combatte contro l’attrito inevitabile all’interno dell’impresa al fine di realizzare le proprie visioni e percorrere le strade tracciate, ma è anche necessariamente un ruolo abilitante, da enzima che sviluppa e sostiene piattaforme di conoscenza condivisa e di sintesi rispetto alle scelte dei singoli. Il manager si assume personalmente rischi e responsabilità ma è solo grazie al supporto dei suoi collaboratori, delle persone che rappresentano la superficie di contatto con l’innovazione, che è possibile uscire dalla obsoleta cultura individualistica e fare propri obiettivi comuni. Il manager prende in solitudine scelte importanti ma deve avere la capacità di delegare, di affidarsi e fidarsi degli altri. Per non restare immobili e fallire.