Innovation Noi, luogo di massima innovazione
Come aiutare le persone e le imprese a gestire l'accelerazione
sintesi
Su Google ci sono 13.000.000 di risultati che parlano di Innovazione. La prima voce è quella di Wikipedia che definisce l’innovazione come “la dimensione applicativa di un’invenzione o di una scoperta”, e andando avanti dice che: l’innovazione riguarda un processo o un prodotto che garantisce risultati o benefici maggiori apportando quindi un progresso sociale, anche se a volte non sempre efficaci e migliorativi rispetto a ciò che va ad innovare. Il cambiamento che porta invece un peggioramento delle condizioni sociali non è innovazione, ma regresso”. La citiamo in continuazione nelle riunioni, decora le “slide” più importanti delle nostre presentazioni, sottotitola programmi di rinnovamento aziendale: innovazione è una delle parole più usate e abusate, tanto che diventa etichetta e spesso perde significato. In occasione della nostra partecipazione al TED del 12/10/2013 in cui si parlerà di innovazione esponenziale, abbiamo trovato utile riflettere e iniziare a chiederci che ruolo ha la “i”di innovazione nella nuova economia, sempre con l’aiuto di diversi punti di vista. Partiamo dallo spunto di Innovazione esponenziale. In questo periodo tutti ci raccontano come l’evento delle tecnologie accelera il processo e trasforma ogni aspetto di un prodotto o di un servizio, compresi i processi che da sempre strutturavano le imprese: i processi di produzione, la gestione del personale, la raccolta di capitali, la relazione con i Clienti. I Clienti di oggi comprano in modo diverso (ricordate il terzo quaderno di Weconomy?), usano le nuove tecnologie per vivere in modo diverso, per esercitare più potere sulle imprese; in passato erano le grandi aziende a poter accedere all’innovazione, oggi l’abbattimento di molte barriere strutturali permette l’accesso anche alle singole persone. Il digitale si estende a tutti i settori, anche quelli che non sono digitali e rivoluziona il modo in cui viviamo. L’accelerazione esponenziale delle tecnologie è un dato di fatto e NOI, oggi, proprio grazie a questo stiamo vivendo una trasformazione e non un’evoluzione. Oggi le persone adottano le innovazioni tecnologiche per fare cose vecchie in modi nuovi; le future generazioni, che avranno adottato e interiorizzato la tecnologia, faranno cose nuove in modo nuovo, e la trasformazione a quel punto sarà ancora più esponenziale. Il mondo si sta trasformando, lo sappiamo, ma non era mai cambiato cosi velocemente. Quale ruolo ha, quindi, la persona in un simile contesto in trasformazione? Come può un singolo individuo gestire una tale complessità? Nell’equazione dell’innovazione esponenziale, insomma, la persona è un limite o una risorsa? (parliamo soprattutto della nostra generazione, non di quella che nasce oggi con un DNA già “esponenziale” di suo). Ora non basta comprendere il cambiamento, bisogna esserne parte. La persona è il luogo di massima innovazione esponenziale. Se non aiutiamo il “NOI come (eccezioni) persone” a farne parte, non aiuteremo il “NOI come imprese, NOI come comunità”, il “NOI come economia, il NOI come società”. Potremo osservare il cambiamento ma non farne parte, non imprimere qualcosa di nostro che abbia senso, quello che è valore per noi, per tutti noi, comunità di destino, ricordate? Come accelerare questo processo? Come essere parte della trasformazione e non rimanere ai bordi? Come vincere le nostre paure, come sviluppare nuove sensibilità e competenze? Come completarci? Come ri-posizionarci come persone, come imprese? Come INNOVARCI. Ricordate la citazione di Wikipedia? L’innovazione è un atto sociale, deve portare miglioramento, ma se non coinvolgiamo nel processo le persone, l’innovazione non verrà “adottata” e non riusciremo a portare progresso. Allora dobbiamo chiederci come aiutare le persone, e quindi le imprese, a far parte dell’innovazione. Un pallino che ho come designer, ma anche come persona di Logotel. Quindi come rinnovare il linguaggio per aumentare la comprensione delle persone in un contesto accelerato? Come “impacchettare i contenuti o Innovare il modo di scambiare INFOrmazioni? Se non capiamo, se non metabolizziamo, non parteciperemo al processo di rinnovamento, figuriamoci in un momento dove tutti abbiamo sempre più a che fare con “tavoli accellerati” INTERaziendali, INTERnazionali, multiculturali che devono essere gestiti contestualmente e contemporaneamente, dove le parole e le informazioni sono spesso la causa di incomunicabilità e impediscono il progresso. Come aiutare le persone e le imprese a gestire l’accelerazione tornando a “produrre in modo INDIpendente” le proprie idee, i propri contenuti? Come supportarle nella costruzione di costruirsi alleanze generose che le aiutino a crescere, a sviluppare innovazione aperta e quindi diffusa? Forse la risposta sta in quella sorta di “enzima” che chiamiamo “weconomy” in cui continuamo a credere, ovvero la nostra capacità di collaborare ed entrare in sinergia con gli altri. Più che le specifiche competenze settoriali, quindi, a valere oggi è anche e soprattutto la componente relazionale, intesa come la nostra capacità di scambiare, di completarci, di collaborare con gli altri per IMMAGINARCI IN QUESTA TRASFORMAZIONE, PER ESSERCI E CONTINUARE A INNOVARCI. Se prima abbiamo sempre pensato che collaborare fosse un atto di altruismo, forse oggi dovremmo renderci conto che esso, in realtà, è (anche) un atto di “egoismo”, una delle poche modalità che abbiamo a disposizione per far parte del cambiamento e non restare ai “bordi”, per sopravvivere INSIEME (per citare la serie televisiva Lost, “live together, die alone”: la scelta è tra vivere insieme o morire da soli). Quindi l’Innovazione è un atto che non si può portare avanti da soli, ma solo insieme. Abbiamo la responsabilità di accompagnare l’innovazione perché diventi nostra e perchè come ci ricorda Wikipedia, migliori la nostra vita. Ecco perché INDI, INTER, INFO sono le prime 3 “I” per RINNOVARE l’innovazione. Buona lettura.