Future We Must Let Go
Social innovation per il XXI secolo. Il futuro sarà sempre meno una questione di fare cose "per" le persone e sempre più di farle "con" le persone stesse.
sintesi
In un mondo non-lineare (senza più linee rette), un mondo in cui tutto diventa sempre meno prevedibile e sempre più fluido e complesso, la nostra sfida più grande – a livello di persone come di imprese – è quella di imparare come vivere bene collettivamente.
Credo che la soluzione stia nella capacità creativa e distribuita di comprendere la realtà “as we go along”, strada facendo, attraverso processi di continuo apprendimento e sperimentazione, e soprattutto di comprenderla insieme. Questa capacità generalizzata di co-creare, co-innovare e co-agire è la migliore risposta possibile a un mondo dalla complessità crescente, fuori controllo, e alla necessità che abbiamo e sempre più avremo in questo XXI secolo di re-inventare sostanzialmente ogni cosa: nuove modalità di produzione e di consumo, nuovi stili di vita, nuova sanità, nuovi sistemi educativi.
La social innovation – non l’innovazione di prodotto – è il vero driver per il XXI secolo, ed essa comprende molti attori e stakeholder, tutti con la necessità emergente di essere parte della soluzione. Basandosi su questi due capisaldi – complessità e innovazione “social” – il futuro sarà sempre meno una questione di fare cose “per” le persone e sempre più di farle “con” le persone stesse, e tutto questo dipende dalla collaborazione, dalla cooperazione, dalla relazione, dalla diversità e dalla fiducia che sapremo dispiegare.
Una capacità creativa, collettiva e diffusa attraverso tutto il sistema: questa la nostra priorità, e credo che il social design e, più in generale, il design thinking facilitino, integrino e rendano visibile una concreta “open innovation” collettiva. Abilitando e potenziando cioè le persone – la nostra risorsa più abbondante – ci apriamo la possibilità di muoverci da un passato fondato su scarsità e competizione verso un futuro fondato su abbondanza e collaborazione. Dobbiamo ricordare che l’evoluzione ci ha insegnato non solo a competere ma anche a collaborare, amare, condividere e prenderci cura: tutte qualità di cui, oggi più che mai, abbiamo bisogno. “Perché collaborare quando possiamo competere?”, ci si potrebbe domandare. Perché la collaborazione è il prossimo inevitabile salto evolutivo, senza alternative: collaborare o rischiare l’estinzione.
In altre parole, la domanda – non solo per il business ma per la società tutta – è la seguente: come può il modello semplicistico di “command and control”, tipico delle organizzazioni industriali top-down del XX secolo, coltivare e sprigionare la creatività, l’innovazione e la collaborazione necessarie? Le nostre imprese impareranno a essere a proprio agio con parole come ambiguità, imprevedibilità, agilità, adattabilità? Sapranno acquisire il vocabolario, i valori e i comportamenti di questa nuova era? E, soprattutto, la cultura manageriale riuscirà ad adattarsi a questa nuova realtà, se ciò che la realtà stessa ci richiede è proprio di “lasciar andare” le forme convenzionali di controllo? La risposta è una sola: “we must let go”. Per trovare, insieme, nuove soluzioni socialmente condivise.