Il cono di possibilità e i diversi futuri… in 100 oggetti

Future Il cono di possibilità e i diversi futuri… in 100 oggetti

Capire il futuro è fondamentale per disegnare scenari di sviluppo sostenibili. Le aziende con visione strategica investono sempre di più in R&D, scrittori si lanciano in esperimenti letterari per esplorare quello che ci aspetta nella restante parte del 21esimo secolo. Il futuro è un affare importante. Ma anche molto molto divertente!

Produrre innovazione significa sempre più introdurre nel processo creativo una maggiore comprensione degli utenti e non solo dei prodotti; definire ciò che li spinge all’uso di un oggetto/servizio piuttosto che di un altro. Definire pattern di adozione e di abbandono e considerare le logiche d’utilizzo aiuta le aziende a mappare le proprie possibilità, a tracciare percorsi di senso futuri.

Quello del futuro è un affare importante per i business. Basti pensare che Google ha investito il 38% in più nell R&D lo scorso anno, spendendo $9.8 miliardi (il doppio, in percentuale, delle loro revenue che ammontavano al 19%).

Non sempre questi grandi investimenti in ricerca e sviluppo sembrano disegnare scenari possibili o possibilmente proficui (vedi gli esperimenti di cui abbiamo parlato qui) ma mettere a fuoco tutto il cono di possibilità è fondamentale per arrivare ad uno sviluppo strategicamente sostenibile; cono di possibilità che è costituito da 4 P: il Probabile (illustra ciò che quasi sicuramente accadrà a meno di eventi di grandiosa entità), il Plausibile(esplora ciò che potrebbe accadere, la gamma di futuri alternativi ai quali essere sempre pronti), il Possibile (la parte di cono che descrive traiettorie che rendono più ‘digeribili’ futuri che risulterebbero impossibili da immaginare) e, soprattutto, il Preferibile(un’intersezione che si può trovare, secondo Stuart Candy, tra Probabile e Plausibile).

Certo è che, come notano Anthony Dunne e Fiona Raby in Specualtive Everything, il Preferibile non è necessariamente così ovvio; bisogna infatti stabilire prima cosa sia preferibile, per chi e chi lo decide.

Un interessante viaggio in 100 scenari che risiedono in questi coni di possibilità ci viene offerto da Adrian Hon nel libro A History of the Future in 100 Objects. L’idea, presa in prestito da A History of the World in 100 Objects, esplora 100 oggetti che secondo l’autore verranno creati tra il 2014 (il libro risale al 2013) e il 2079 e che cambieranno il 21esimo secolo.

Le idee ovviamente variano da Plausibile a Possibile, se non nella forma, almeno nel contenuto.

Prendiamo ad esempio Speeky, un pupazzetto interattivo che, secondo Hon, avrebbe potuto esser creato con una campagna di crowdfunding da alcuni studenti dell’MIT. Il pupazzetto di per sé non è qualcosa di particolarmente innovativo o che può interessarci rispetto a fenomeni effettivamente in sviluppo nel 2015. Di oggetti interattivi e di IoT ne abbiamo sentito parlare molto e già nel 2013 (anno di pubblicazione del libro) se ne parlava.

È però interessante leggere che Speeky interagisce con il proprio possessore attraverso un ‘burattinaio’, un umano collegato in remoto al pupazzo e che risponde a mondo con movimenti e parole. Una rivincita umana sugli algoritmi che ‘pensano’ negli oggetti tecnologici.

Ma potrebbe accadere per davvero una cosa del genere nella realtà? In un mondo in cui, come abbiamo già visto in questo post, le macchine sembrano poter fare tutto da sole? Beh, Hon non è proprio fuori luogo se pensiamo che lo scorso mese Apple ha lanciato il suo servizio Apple Music che tra le sue feature principali offre la selezione di playlist e stazioni radio curate da artisti e personale umano, andando contro alla tendenza generale di affidarsi ad algoritmi per capire quello che piace ai propri utenti. Se Amazon mi offrisse liste curate da chi seguo su Twitter sarei una persona molto più povera (almeno finaziariamente parlando).

Pensando però ai numerosi oggetti, molti dei quali ovviamente non ricadono nel cono del plausibile o del probabile, il numero 99, che sostiene che nel 2079 gli scienziati scopriranno che il nostro universo non è altro che una simulazione creata da qualcun altro, mi fa pensare che non mi dovrebbe importare troppo della povertà finanziaria.

Dovremo aspettare l’holometer per capirlo…