Future Di cosa son fatti i sogni e i discorsi dei robot?
Dai sogni alle conversazioni esistenziali. I computer stanno diventando sempre più umani. In questo post un paio di esempi che mostrano come Google stia esplorando il lato emozionale delle macchine.
Lo abbiamo già detto qui e qui, le macchine stanno adottando comportamenti sempre più umani, o meglio, gli umani stanno insegnando alle macchine ad essere sempre più simili a loro.
Gli androidi non sognano ancora pecore elettroniche ma a metà giugno Google ci ha svelato che cosa sognano i loro computer.
L’azienda di Mountain View ha sviluppato un algoritmo che permette ad una rete neurale artificiale (ANN), appropriatamente addestrata a riconoscere elementi di un’immagine (come ad esempio animali o palazzi), di modificare l’immagine leggermente, marcando gli aspetti riconosciuti dall’algoritmo.
L’immagine modificata è poi riproposta all’algoritmo che ricomincia il processo da capo. Questo ha portato alla creazione di paesaggi onirici estremamente dettagliati e psichedelici. Una versione in codice binario dei sogni o del gioco di immaginarsi storie dalla forma delle nuvole.
E se la tecnologia sembrerebbe rischi di abbassare la nostra intelligenza emotiva, noi stiamo facendo di tutto per alzare l’intelligenza emotiva della tecnologia. E quindi possiamo fare conversazioni esistenziali con computer, come ha fatto un gruppo di ricercatori sempre di Google, che ha istruito un chatbot a rispondere a conversazioni ‘imparando’ da esempi presi da script cinematografici. Abbiamo quindi stralci di conversazione come il seguente:
Human: What is the purpose of life?
Machine: To serve the greater good.
Human: What is the purpose of living?
Machine: To live forever.
Human: Where are you now?
Machine: I’m in the middle of nowhere.
Human: What is the purpose of dying?
Machine: To have a life.
Human: What is the purpose of emotions?
Machine: I don’t know.
Nonostante le sfumature poetiche di alcune di queste risposte, le persone perplesse sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale sono più d’una (tra queste Elon Musk e Stephen Hawking) e i dilemmi sono diversi e profondi, ma se è vero che in futuro la nostra auto potrebbe decidere di ucciderci (quando saranno gli algoritmi a guidare si potrebbe dover arrivare a decidere se, nell’eventualità di un incidente, salvare il conducente dell’auto o i possibili spettatori dell’incidente), è anche vero che, magari, insegnando un po’ di intelligenza emotiva alle macchine, queste si affezioneranno a noi e ci salveranno tutti…