Economy Progresso o sviluppo?
Come possiamo assicurarci di generare progresso senza limitarci a creare mero sviluppo? Mettendo al centro l'essere umano.
- La tecnologia, qualunque essa sia, di per sé non è né buona né cattiva, è semplicemente uno strumento neutro.
- Perché la tecnologia porti progresso, è necessario ribadire il ruolo centrale dell’uomo e dell’intero contesto sociale ed ecologico cui esso appartiene.
- Ci sarà sempre una soglia oltre la quale il ruolo dell’uomo è insostituibile rispetto a tecnologie "autonome".
- Facendo innovazione, la domanda da porsi sempre è: “Ma questo è reale progresso per il genere umano e per il pianeta?”. Se la risposta è “sì”, vado avanti, se la risposta è “no”, ho il dovere di cercare altre strade.
- Con la fantasia le possiamo immaginare, con la tecnologia le possiamo percorrere.
È difficile, e probabilmente è inutile, provare a improvvisarsi futurologi e cercare di predire cosa accadrà in un futuro più o meno prossimo. Meglio invece attrezzarsi per costruirlo. Non c'è poi la necessità di avventurarsi a elaborare scenari più o meno fantasiosi per osservare che la tecnologia, qualunque essa sia, di per sé non è né buona né cattiva. Da sola non è altro che uno strumento, un ferro del mestiere che può avere effetti diversi a seconda di come il suo stesso artefice la utilizza. Questo vale ovviamente anche per l’automazione e l’intelligenza artificiale. Che nascano timori sul loro utilizzo è comprensibile, ma non è una buona ragione per non conoscerle e sforzarsi di capire come governarle e usarle al meglio.
Io propendo per un cauto ottimismo riguardo al futuro di queste tecnologie. Guardare al passato per immaginarsi cosa potrà accadere non dà garanzie ma aiuta ad orientarci. Se ci rifacciamo alla storia, molte nuove tecnologie – se non tutte - hanno destato preoccupazioni, ma alla prova dei fatti hanno portato certamente sviluppo, a volte agevolato il progresso, tanto da far apparire immotivate le preoccupazioni. Insomma, i timori dei luddisti si sono poi rivelati infondati. Io confido che, grosso modo, continuerà ad essere così. Certo alcuni mestieri diverranno presto obsoleti ma non mi sembra poi un problema così grande. Dubito che tutti quelli che, come me, lavorano nel settore energetico, rimpiangano il romantico quanto sorpassato mestiere di lampionaio.
Perché la tecnologia porti progresso, è necessario ribadire il ruolo centrale non solo dell’uomo, ma dell’intero contesto sociale ed ecologico cui l’uomo stesso appartiene.
Come in altri momenti di grande accelerazione, oggi ci troviamo in un momento in cui, più che chiederci quale sia il senso proprio della tecnologia, faremmo invece meglio, come molto acutamente ha fatto Pier Paolo Pasolini, a tornare a ragionare sulla differenza tra sviluppo e progresso. Perché la tecnologia porti progresso, è necessario ribadire il ruolo centrale non solo dell’uomo, ma dell’intero contesto sociale ed ecologico cui l’uomo stesso appartiene. Io non so se in un futuro sarà forse possibile realizzare organismi sintetici o cibernetici, se così vogliamo chiamarli. Sono convinto del fatto che l’equilibrio della nostra specie con le altre e con l’ecosistema in genere, e l’interazione tra noi stessi umani siano cose che non possiamo sostituire con rapporti puramente artefatti, sintetici. Noi siamo una specie relazionale.
Quando la tecnologia ci aiuta non solo a vivere in equilibrio con l’ambiente, ma anche ad esprimere pienamente questa qualità, appunto relazionale, allora avrà realizzato appieno le sue potenzialità.
Quando la tecnologia ci aiuta non solo a vivere in equilibrio con l’ambiente, ma anche ad esprimere pienamente questa qualità, appunto relazionale, allora avrà realizzato appieno le sue potenzialità. Alcuni pensatori contemporanei ci mettono in guardia sui rischi delle nuove tecnologie. In un’intervista a Wired ripresa da Cambridge News il fisico Stephen Hawking esprime addirittura il timore che l’intelligenza artificiale possa arrivare ad autoreplicarsi e a rimpiazzare la nostra specie. È una tesi interessante. Tuttavia, per apprezzare il rischio della tecnologia - diciamo senza controllo - basta molto meno. Per fare un esempio, forse banale ma comunque attuale, basta pensare agli incidenti con le auto dotate di sistemi di assistenza alla guida, causati dall’affidamento totale dell’essere umano alla guida che ha ignorato come questi sistemi (poco) intelligenti non siano ancora in grado di sostituire l’attenzione umana.
Per me è l’ennesimo esempio lampante di come una tecnologia di per sé potenzialmente utile, adoperata impropriamente può condurre a risultati catastrofici. La considerazione resta valida a prescindere dal grado di sviluppo della tecnologia. Ci sarà sempre una soglia oltre la quale il ruolo dell’uomo è insostituibile.
A parte queste patologie, mi sembra comunque che, nel quotidiano, stiamo imparando man mano a vivere interagendo con le macchine in modo abbastanza naturale. Grazie all’innovazione riusciamo a fare molte delle cose che abbiamo sempre fatto – prenotare un viaggio, comprare e leggere un libro, scrivere un testo come questo, ordinare una pizza, cercare un indirizzo, scrivere ad un amico - in modo diverso. In futuro la tecnologia ci permetterà anche di fare cose nuove che oggi non riusciamo neanche ad immaginarci, esattamente come una volta nessuno poteva pensare di poter fare a meno dei lampionai.
Nel mondo industriale poi la tecnologia rende accessibili soluzioni in passato possibili solo in teoria. Un esempio abbastanza semplice è quello della stampa 3d. Oggi questa tecnica permette di costruire oggetti dalle forme prima praticamente impossibili o troppo costose da realizzare. Questo rende accessibili soluzioni prima relegate nel mondo della fantasia dei progettisti, capaci ad esempio di migliorare prestazioni, affidabilità e vita utile degli impianti, con impatti positivi sia in termini economici che ambientali.
Si tratta di una bella sfida intellettuale, che parte dal mettere a fuoco la nuova tecnica, immaginando prima e capendo poi cosa sia possibile realizzare, passando infine alla effettiva sperimentazione e applicazione.
La stampa 3d è però una tecnologia che ha trovato una sua utilità una volta che si è definita un’applicazione pratica per la quale questa era adatta. Spesso le tecnologie nuove nascono infatti come poco più di un bel gioco. Bisogna poi immaginarsi e realizzare delle applicazioni utili. Si tratta di una bella sfida intellettuale, che parte dal mettere a fuoco la nuova tecnica, immaginando prima e capendo poi cosa sia possibile realizzare, passando infine alla effettiva sperimentazione e applicazione.
Tenere in considerazione che al centro vanno sempre messi l’uomo e l’equilibrio del contesto sociale e ambientale cui appartiene, è fondamentale, altrimenti non si tratta di progresso ma solo di sviluppo.
Per questo in Enel abbiamo, tra le altre cose, attivato delle comunità trasversali alle linee di business e che si occupano di capire meglio la funzione delle nuove tecnologie nel nostro mestiere. Funzione che non va intesa solamente da un punto di vista puramente tecnico ed economico. Di nuovo, tenere in considerazione che al centro vanno sempre messi l’uomo e l’equilibrio del contesto sociale e ambientale cui appartiene, è fondamentale, altrimenti non si tratta di progresso ma solo di sviluppo. Questo è quello che mi ha insegnato la mia esperienza in Enel. L’obiettivo dev’essere quello di lavorare per migliorare le condizioni di vita su questo pianeta. La domanda che devo pormi sempre è: “Ma questo è reale progresso per il genere umano e per il pianeta?”. Se la risposta è “sì”, vado avanti, se la risposta è “no”, ho il dovere di cercare altre strade. Con la fantasia le possiamo immaginare, con la tecnologia le possiamo percorrere.