Articoli WeBooks #5 Tu non sei un gadget
Quinto appuntamento con la rubrica Webooks: protagonista in questa puntata il libro: “Tu non sei un gadget” di Jaron Lanier. Testo ricco di spunti, tra cui questo: la Rete come tale è priva di significato. Le sole cose che lo hanno sono le persone.
La disputa sulla Rete come controllo oligarchico globale o frantumazione libertaria dei centri di potere è ormai un classico. E, come tutti i classici, ormai vive di ripetizioni che hanno, per lo più, il sapore della retorica, che vivono del suono di sole parole.
Lo sguardo che offre Jaron Lanier (a cui si deve il termine “virtual reality”) nel suo Tu non sei un gadget (New York 2010; tr. it. Arnoldo Mondadori, Milano 2010) ha però qualcosa di particolare. Innanzitutto il punto di osservazione sulla cultura digitale ad opera di uno tra i primi a predire a predire i rivoluzionari cambiamenti che il Web avrebbe apportato al mondo dell’economia e della cultura.
L’unico punto di osservazione possibile per Lanier sono le persone: “La Rete come tale è priva di significato. Le sole cose che abbiano mai avuto un significato sono le persone».
Il problema per Lanier è proprio questo: la cultura Web opera ormai programmaticamente e sistematicamente definendo le persone al ribasso.
Il terreno di questa riduzione non è quello delle abilità o delle capacità di calcolo e il dubbio che Lanier insinua è che non siano le macchine ad essere diventate più intelligenti, ma noi ad aver abbassato il nostro sguardo, le nostre capacità e comportamenti «degradandoli» e adattandoli a livello dei meccanismi di funzionamento delle macchine.
Lanier ha un chiodo fisso che non cessa di emergere pagina per pagina: hardware, software, rete, cloud etc. sono prodotti dell’ingegneria umana, quindi presuppongono persone. È necessario non dimenticarlo e capire che cosa questo fatto significa e quali conseguenze genera.
Di spunti, riflessioni (e in alcuni casi forzature), il libro di Lanier è ricco, c’è da dire comunque che il primo elemento di interesse che questo testo, molto di attualità, offre è un invito all’autostima. A tornare a prendersi carico del fatto che quando si parla di realtà, libertà, empatia e creatività umana, le persone restano ancora gli unici soggetti a cui valga la pena rivolgersi.
Qui sotto trovate l’intervento di Lanier al TEDx di San Francisco, intervento di 20 minuti che secondo noi vale la pena vedere e ascoltare (interessante in particolare l’inizio).
E voi vi ritrovate nel pensiero dell’autore del libro: siamo noi ad avere abbassato lo sguardo o è la tecnologia che ci ha superato?