Ecosistemi Consistenti: dalla Self Consistency al Contesto Comune

Articoli Ecosistemi Consistenti: dalla Self Consistency al Contesto Comune

Solidità, tensione e intensità del sé: approfondiamo il concetto di Self Consistency riproponendo un articolo pubblicato sul Quaderno #4, quello sulla Human (R)Evolution. Una riflessione di Simone Colombo.

La riflessione che tenta di approfondire il concetto di “self consistency”, cioè di solidità, tensione e di intensità del sé, si accompagna spesso alla constatazione che l’Uomo, ciascuno di noi, è essenzialmente agile, cioè capace di muoversi, andare e venire… di interpretare e produrre un effetto. Il carattere, l’ethos, dell’Uomo si esprime essenzialmente in questa sua intrinseca capacità di muoversi, nella sua auto-motricità.

 

Ma quale direzione deve prendere il mio muovermi verso qualcosa? Quale risultato deve produrre il mio fare?

Trovare una risposta significa rimettere al centro la questione del metodo. Trovare i punti di riferimento giusti, sapersi muovere in un contesto con complessità crescente, ampliare la gamma delle strade che impariamo a percorrere: è questo a fare la differenza.

Un esempio? Guardiamo al nostro biglietto da visita.

Quanti stili di pensiero dobbiamo saper mettere in pratica, quanti “cappelli” indossiamo per raggiungere un risultato, quanto le nostre “passioni” ci insegnano qualcosa da applicare al nostro ruolo? E quanto accade il contrario?

Stiamo diventando sempre più “slasher”. Cioè? Project manager/(slash)/trainer/coach e magari anche fotografo/scrittore/pasticcere…

Siamo circondati da strumenti abilitanti che amplificano le nostre possibilità. Il mio essere professionista non è qualcosa che perdo e ritrovo ma è una qualità che devo possedere sempre. Come professionisti, sviluppiamo e mostriamo continuamente la capacità di diventare qualcos’altro ma non un’altra cosa. La collaborazione è una risposta alla domanda sul metodo che punta a rendere più potente la nostra capacità interpretativa e più coerenti le azioni che mettiamo in campo.

È un metodo che deriva da una visione e che, per portare risultati, richiede fiducia, adesione e una ricerca continua.

La direzione da prendere allora non è più solo una questione personale, ma diventa collettiva. Riguarda un team di persone che può essere più o meno numeroso e soprattutto l’agilità che questo persone mostrano di possedere.

La capacità di fare “WE” è una modalità del “far accadere” attraverso il contributo sinergico di stili, competenze attitudini e interessi. Significa sviluppare la capacità di collaborare con i Clienti, con i colleghi e, ad esempio, con i partecipanti ad una business community. Gestire con un team una business community richiede ogni giorno di comprendere parole e significati, di affinare la mappa con la quale interpretiamo le conversazioni che accadono in un’azienda. Quanto maggiore è la nostra agilità nel farlo, tanto più densa sarà la mappa che riesco ad ottenere. È un allenamento continuo, che richiede tensione e intensità: tratti, questi, necessariamente individuali.

Le idee e i concetti rimbalzano continuamente alla ricerca di artefatti che rendono visibili le cose importanti oggi, per agire con consistenza e coerenza rispetto alla priorità di volta in volta individuate. L’eccellenza nel “fare WE” passa attraverso la capacità di tradurre nel proprio fare, ogni giorno, una poetica, un’estetica e perfino un’etica. Una business community diventa un progetto consistente se lavora sull’identità di un gruppo di persone che hanno in comune la ricerca di un contesto da interpretare, di un fare che porti valore e di relazioni positive per la mia crescita professionale. In questo progetto, i contenuti che ciascuno porta sono essenziali: il “muovermi verso” e il “fare” accadono sempre rispetto a cià che qualifico come significativo rispetto ad un contesto. Ciascuno ha la responsabilità di interpretarlo e di collaborare a definirlo.

Articolo tratto dal Quaderno #4 “HR: Human (R)Evolution. Per leggerlo basta un click qui

http://www.weconomy.it/making04/