+Inter, +Delivery

Design +Inter, +Delivery

Verso una progettazione "responsive" in un'ottica sempre più internazionale e interdisciplinare.

sintesi

Faccio il mestiere della project manager da 10 anni ma è nell’ultimo periodo, da un anno circa a questa parte, che sempre più mi trovo a gestire progetti d’innovazione che lavorano in un’ottica internazionale, interculturale, interdisciplinare. Perché? Due le evoluzioni che mi sento di sottolineare: da una parte si tratta di brand già internazionali “in partenza” che scelgono di lavorare con un focus sempre più spinto su mercati fuori dall’Italia nei quali, inevitabilmente, si leggono maggiori opportunità. Dall’altra parte, si tratta di realtà italiane, anche di dimensioni medio-piccole (se non addirittura startup di derivazione indipendente), che intravedono una via di crescita nel mercato internazionale (settore retail in primis). L’impatto che hanno queste evoluzioni nel concreto del nostro lavoro di progettazione si traduce quindi, anzitutto, nella necessità di rimescolare nella fase di scenaristica, trend, best practice etc. i differenti contesti, l’Italia con l’estero e viceversa. Il “copia-e-incolla”, se mai ha funzionato, difficilmente può ancora farlo: il mercato è tanto interdipendente da compromettere a priori la possibilità di “trasferire” semplicemente un modello di business, un format, un concept di vendita da A (di solito, l’estero) a B (di solito, l’Italia). Metodi e strumenti anche consolidati in ambiti strettamente nazionali (in termini di analisi dello stato dell’arte, individuazione delle opportunità, idea generation etc.) vanno quindi riveduti e corretti alla luce dei nuovi e differenti mindset con i quali ci relazioniamo. Banalmente: anche una Skype conference “qualunque” può e deve diventare un momento imperdibile per trasferire ai Clienti il senso di un progetto o di un’idea, perché i tempi e le distanze più complesse con cui facciamo i conti in ambito internazionale non ci permettono di “giocarci” modalità di presentazione o di condivisione più “slow” (esempio: un workshop). Cambia il modello di racconto, quindi: una proposta va progettata in un’ottica di storytelling più diretto, concreto e capace di far com-prendere il valore aggiunto di un’idea a persone con approcci del tutto diversi tra loro per cultura (senza andar lontani, anche già su Francia o Spagna) ed estrazione. In parole povere: interfacciarsi non con un singolo Responsabile Marketing ma con un combinato di Responsabili di differenti Paesi – che, magari, all’interno di imprese multinazionali hanno anche differenti strategie, oltre che mappe mentali – è una sfida da una parte e una grande ricchezza partecipativa di punti di vista, feedback e creatività dall’altra. Come “tenere assieme”, allora, il Senso con la S maiuscola di un progetto internazionale, senza annullare ma, al tempo stesso, senza nemmeno farsi “cannibalizzare” dalle specificità delle singole culture? Penso che il “dover” immaginare già “a monte” l’effettiva declinazione sul campo (anzi, sui campi) di un progetto (cosa ne penserà un Cliente tedesco? Come lo fruirà il Cliente americano?) sia in realtà una risorsa strepitosa per accorciare le tempistiche di delivery e di messa a punto, testandole e customizzandole di fatto già al principio del design process. E, in poche parole, portare quindi “in buca” un progetto che già nasce collaborativo per natura.

Weconomy book

  •  Thinking, connecting, cooperating, collaborating, swarming, empowering, democratizing, sharing: il futuro è già cambiato. 19030

    Thinking, connecting, cooperating, collaborating, swarming, empowering, democratizing, sharing: il futuro è già cambiato.

    Il primo mattone che ha dato il via al progetto Weconomy. Weconomy, L’economia riparte dal noi esplora i paradigmi e le opportunità dell’economia del Noi: più aperta, più partecipativa, più trasparente fatta di condivisione, reputazione e collaborazione. Grazie al mash-up di contributi internazionali e alla partecipazione di oltre 40 co-autori, Weconomy Book è un serbatoio di energia, pensieri, teorie, storie, pratiche e strumenti che ruotano attorno al tema del talento collettivo. Un incubatore informale e aperto al contributo di tutti, per immaginare, creare e continuare ad innovare il futuro dell’economia.

Magazine

  • Una visione completamente diversa

    Una visione completamente diversa

    Le comunità trasformative sono organismi viventi situati in spazi ibridi. Sono multidimensionali e porose, sempre in movimento e attraversate da esperienze che attivano scambi e generano azioni trasformative. È mettendo al centro queste comunità, oltre agli individui che le abitano, che possiamo affrontare le grandi sfide del presente e del futuro, generando impatti positivi.

  • UFO. Unidentified Future Organizations

    UFO. Unidentified Future Organizations

    Le organizzazioni sono diventate UFO: oggetti non identificati in trasformazione. Oggi abbiamo la possibilità di immaginare un futuro desiderabile per questo nuovo tipo di imprese, ibride distribuite. A partire dal nuovo ecosistema di relazioni e dai legami significativi tra persone, territori e comunità.

  • Trash. Sconfiggiamo la vendita-spazzatura

    Trash. Sconfiggiamo la vendita-spazzatura

    In questo Quaderno indaghiamo le origini del trash. Che, per noi, nascono da quella vendita che non risolve problemi reali e concreti. L'antidoto è una vendita circolare e infinita, che trae il massimo vantaggio moltiplicando i punti di contatto con il Cliente, coinvolgendolo e generando una visione condivisa tra persone e organizzazioni.

  • Kill Skill: un non catalogo di competenze

    Kill Skill: un non catalogo di competenze

    Non esistono skill “a prova di futuro”. Perché, quando parliamo di abilità e competenze, in realtà parliamo di sviluppo delle persone.

    In questo Quaderno abbiamo affrontato il tema delle skill dal punto di vista sistemico, per esplorare ciò che ispira e motiva a imparare, a praticare nuovi comportamenti e innesca percorsi evolutivi che connettono persone e organizzazioni.

  • Robot: l'automazione è collaborativa?

    Robot: l'automazione è collaborativa?

    R come Robot - Quali sono le possibili relazioni tra umani e tecnologia? Il tema è esplorato indagando in due sezioni le trasformazioni a livello sociale e aziendale. Una sezione dedicata alla mostra Posthuman (svoltasi durante la MDW 2017) conclude il quaderno. L'obiettivo di questo numero è quello di fornire spunti, quello di avviare un dialogo, di stimolare un'ulteriore esplorazione di diversi punti di vista.

  • Quid novi? Generazioni che collaborano

    Quid novi? Generazioni che collaborano

    Q come Quid Novi – Generazioni che collaborano. Il quaderno numero 11 di Weconomy si concentra sulla condivisione di luoghi, tempi e spazi da parte di diverse generazioni con mindset differenti e sulle trasformazioni che questa convivenza implica. Autori dalle età, competenze e mestieri diversi, per assicurare un punto di vista molteplice. Perché la collaborazione tra generazioni è un’opportunità.

  • POP Collaboration: Point Of Presence

    POP Collaboration: Point Of Presence

    P come P.O.P. Collaboration. Il decimo quaderno descrive lo spettro di significati assunti dall’io nei processi di collaborazione. 12 autori dai background diversi si interrogano sul ruolo dell’individuo che si riprogramma e si trasforma (Hyperself) e che collabora in maniera diffusa e spontanea, essendo consapevole del ruolo degli altri io coinvolti (Integrated Self). L’io come particella fondamentale della collaborazione.

  • Oops, Or, Ok: il paradosso della scelta continua

    Oops, Or, Ok: il paradosso della scelta continua

    O come OOPS, OR, OK. Il Quaderno 9 indaga il paradosso della scelta continua: tra i 14 autori che esplorano le tematiche legate al “prendere decisioni”, troviamo dall'astronauta, al medico, dal designer al community manager, tutte persone che lavorano in contesti in forte trasformazione. Perché di fronte alla scelta e alle opzioni, l’unica scelta veramente sbagliata è non scegliere.

  • Ne(x)twork: flow, amplified identity, common environment

    Ne(x)twork: flow, amplified identity, common environment

    N come Ne(x)twork, neologismo che gioca sulle parole next, work e network. Il Quaderno 8 è dedicato al futuro del lavoro e alla necessità che questo sia connesso e condiviso in modo continuo. Una condivisione che porta alla creazione del Flow (Flusso) che l’Impresa collaborativa ha il bisogno di saper dirigere, coordinare, stimolare ed eventualmente modificare in itinere.

  • Management: Cross, Self, Content

    Management: Cross, Self, Content

    M come Management. Il settimo Quaderno esplora le mutevoli dinamiche e i cambiamenti che riguardano il mondo del Management: un racconto in tre atti di come intrecci tra universi diversi (Cross), propensione all’auto-organizzazione coordinata (SELF) e valorizzazione dei contenuti sull’offerta (Content) rappresentino le tre diverse dimensioni nelle quali l’Impresa collaborativa si sviluppa.

  • Local: Talent, Community, Making

    Local: Talent, Community, Making

    L di Local.Un’occasione per riflettere e agire sulla (e dalla) dimensione collaborativa come combinazione di Talent, Community e Making. Con inserto dedicato alla quarta dimensione del Tempo con Timescapes.

  • Info, Indie, Inter: L’Innovazione rinnovata

    Info, Indie, Inter: L’Innovazione rinnovata

    I come innovazione, che è prima di tutto unaa questione di valori (e di valore). E innovare il contenuto (Info), innovare l’attitudine (Indie), innovare la relazione (Inter) sono le tre possibili scelte di valore per le Imprese.

  • HR: Human (R)evolution

    HR: Human (R)evolution

    La “Rivoluzione dell’Impresa” che mette la persona al centro del suo futuro. Una rivoluzione che trasforma la Persona umana da risorsa ad “atleta, acrobata, artigiano”.

  • Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail

    Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail

    C’è e soprattutto ci sarà ancora? Se ne parla in questo terzo Quaderno attraverso 3 parole chiave: Empowerment, Feedback, Gamification, aspetti fondamentali del retail collaborativo.

  • Design: (Re)shaping Business

    Design: (Re)shaping Business

    D come Design: aperto, social e collaborativo, a disposizione dell’Impresa per (ri)dare forma al business. Un quaderno che raccoglie e sviluppa spunti e contributi emersi durante l’evento Making Together.

  • Auto, Beta, CO: (Ri)scrivere il Futuro

    Auto, Beta, CO: (Ri)scrivere il Futuro

    Il quaderno dedicato alle prime lettere dell’alfabeto per l’Impresa collaborativa: A come Auto, B come Beta, C come Co. Perché la collaborazione è sì una necessità, ma funziona solo se c’è uno scopo e un senso condiviso.