Future La visione è tutto
Andrea Aparo von Flü intervistato sulla descrizione degli scenari e dello stato futuro desiderato.
sintesi
Abbiamo da poco pubblicato il Quaderno #9 e si sa, tra fine e inizio anno si fanno sempre ipotesi, progetti, scenari. Direttamente dall’ultimo quaderno, pubblichiamo di seguito l’articolo uscito sull’ultimo numero a firma di Andrea Aparo von Flüe – Fisico, Tecnologo, Scenarista che ci parla proprio della generazione di scenari.
‘Oppure’, congiunzione magnifica. La si usa quando si è individuata un’alternativa, materiale o immateriale.
Il che implica che si è in presenza di una dinamica di cambiamento, con un suo istante di avvio e una storia possibile se si fissa il giusto orizzonte temporale.
Vero che poco o nulla cambia nell’istante successivo a un qualsiasi evento, ma tutto può essere diverso, nuovo e innovativo se si stabilisce quale sia il tempo futuro di conseguimento dei risultati, sempre funzione del ciclo di vita di quanto si osserva. Se si vogliono cercare alternative, raccontando storie plausibili, basate su eventi possibili, non probabili, perché di storie si tratta e non di modelli di previsione, occorre sapere dove si è.
Oggi si vive in un mondo di realtà alterata. Se qualcuno osa descrivere le cose come sono è un disfattista, un menagramo che non fa squadra. Guai a cantare fuori dal coro. Si è immediatamente esclusi. Non si vuole
ammettere la propria incompetenza, magari inconscia. Non c’è differenza fra non sapere di non sapere e sapere di non sapere.
Dopo avere descritto accuratamente lo stato presente e averlo capito, il passo successivo è la descrizione puntuale dello stato futuro desiderato. Il confronto fra le due realtà individua le discontinuità, i ‘gap’, non importa se negativi o positivi, su cui intervenire decidendo quando e perché solo se si ha a disposizione il ‘chi’, ovvero le persone con le loro competenze, abilità, esperienze, punti di forza e di debolezza.
Serve a poco avere una magnifica barca, pianificare la rotta migliore sapendo da quale porto si parte e dove si vuole approdare, se non si ha a bordo un equipaggio in grado di seguirla. Sempre prima definire il ‘chi’, poi il ‘dove’. Prima viene la missione, poi gli obiettivi. Per continuare a costruire la storia, che in termini tecnici si chiama ‘Long Term Planning’ o ‘Scenario Planning’, bisogna analizzare i giocatori, capire cosa fanno, come e quando, i loro possibili obiettivi e strategie, in relazione alle dinamiche dei diversi fenomeni sotto analisi.
Vengono così determinati i loro movimenti, l’evoluzione delle posizioni relative e le loro decisioni. Se si è stati bravi, si riescono a individuare le variabili essenziali, valutando le modifiche cui sono soggette a seguito dell’impatto delle discontinuità, ricavando informazioni sulle tendenze possibili e loro conseguenze. Il che permette di disegnare scenari alternativi. Devono essere tre e non più di tre. Uno positivo, uno negativo e uno neutro. Ognuno di loro inizia con le parole ‘e se…’ e si conclude con la parola ‘oppure…’.
Tre storie che sono il canovaccio della recita di tre attori, più uno: la politica, la società e l’economia; il quarto è la tecnologia. Mai protagonista, sempre presente. Non è mai accaduto che abbia innescato una rivoluzione, ma non c’è mai stata una rivoluzione dove la tecnologia non
abbia giocato un ruolo importante. Sono storie per costruire memorie del futuro che consentono di trasformare il distress del domani in eustress del fare. Quanto descritto è del tutto inutile se non si è in grado di descrivere la visione, la propria etica insieme ai valori ad essa collegati e loro caratteristiche, non importa se individuale o di una qualsiasi organizzazione.
Per farlo basta rispondere a due semplici domande: “Per cosa?” e “Per chi?”, si fa ciò che si fa.
Non avere risposte vuol dire non essere in grado di apprendere, di cambiare, di non avere domani possibili, di non avere ‘oppure’. Meglio trovarle.
Ecco anche la prima video-pillola che abbiamo realizzato con Andrea Aparo von Flüe sulla generazione di scenari: