Articoli Fuga dal retail: siete nel rifugio giusto?
La Future Story di Thomas Bialas per il Quaderno #3 “C’era una volta il Retail” continua qui, con la ri-pubblicazione di uno scenario del lontano 2005 sulle sorti del retail: il futuro è cambiato oppure i “survival trends” sono ancora gli stessi?
Di seguito la seconda parte del contributo del co-editor di Making Weconomy Thomas Bialas per il numero 3 dei Quaderni “Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail?”: una “diet exit strategy” descritta ben 7 anni orsono dal nostro futurist nello speciale “Retail Survival Trends”.
2020. Dopo una lunga e rigorosa dieta a zone il retail è tornato alla sua forma ideale. Un retail snello e scattante che rinuncia al peso superfluo. In futuro bisogna ragionare in termini di fitness. O come dicono in Inghilterra: diet or die, o ti metti a dieta oppure muori. Che significa: decrescita funzionale anziché crescita esponenziale. Ma non basta rimodellare il negozio e rassodare i prezzi (pratica assai diffusa ma spesso confusa). Una dieta terapeutica richiede metodo e costanza.
Chi è a dieta assume poche calorie. Dunque, pochi dipendenti. Secondo le previsioni di The Executice Committee nel 2009 circa il 53% della produzione delle vecchie potenze industriali europee sarà data in outsourcing. Non solo si sposta nei paesi emergenti la produzione, ma a ritmi crescenti anche servizi e attività gestionali. E quel poco che resta nel proprio paese di appartenenza viene gestito in una logica di outsourcing locale (prestazioni a noleggio) o di partner smart mobs (flessibili aggregazioni temporanee senza vincoli). Chi è a dieta fa molte rinunce e mantiene solo alcune funzioni vitali e strategiche per sopravvivere con un radicale focus sul corporate business e conseguente riduzione degli assortimenti. Chi è a dieta punta su uno stile di vita spartano. Come Aldi che opera senza comunicazione, senza relazioni esterne, senza staff, senza ricerche di mercato, senza fronzoli tecnologici e via discorrendo. Ma attenzione, anche Ikea, nonostante gli impeccabili design e servizio, è spartano in ogni dettaglio. Chi è a dieta guarda con sospetto il commercio obeso. Quel gigantismo così sproporzionato e fuori luogo in tempi di endemica saturazione e calo dei consumi. Si continua a costruire enormi parchi e centri commerciali nonostante buon senso e prudenza suggeriscano l’esatto opposto: ridimensionare, snellire, rassodare e consolidare.
Chi è a dieta talvolta opta per regimi drastici e radicali. La discountizzazione è una dieta molto hard e non sempre mantiene quello che promette. Come ampiamente evidenziato anche dalla stampa di settore la discountizzazione di molti format e concept (in primis iper e supermercati) è una dieta “o la va o la spacca”. Ma alla fine, chi è a dieta sopravvive? Forse, ma non è detto. Lo spettro del retail anoressico è in agguato.