Networking e ambienti ibridi che ridisegnano il lavoro

Management Networking e ambienti ibridi che ridisegnano il lavoro

In che modo il networking facilita la circolazione delle idee? E come gli ambienti ibridi disegnano e disegneranno gli spazi di lavoro?

sintesi

Come gli ambienti ibridi ridisegnano gli spazi di lavoro? E come il networking facilita la circolazione di idee nell’ambiente di lavoro?
Di ne(x)tworking e soprattutto di Common Enviroment parliamo con Domitilla Ferrari,(twitter @domitilla), digital strategist e autrice di Due gradi e mezzo di separazione. Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia) Se scrivi, fatti leggere. L’importanza della riconoscibilità in Rete, entrambi editi da Sperling & Kupfer.

Riprendendo il titolo del tuo libro, come fa il networking a facilitare la circolazione delle idee nell’ambiente di lavoro?

“Il networking – oltre a rendere la vita più ricca e interessante – aumenta le tue possibilità di trovare o cambiare lavoro e ti rende più facile raccogliere sostenitori per le tue idee, risorse e, più di ogni altra cosa, consiglieri. La capacità di fare rete sarà prestoconsiderata (se non lo è già) tra le caratteristiche principali di un buon manager, la chiave del successo di un imprenditore. È una competenza che molti, sbagliando, considerano utile solo verso l’esterno. Conoscere e riconoscere le persone che fanno parte del processo produttivo è parte fondamentale della creazione di una propria identità professionale. Sapere chi fa cosa, e come, aiuta a creare nuove opportunità anche all’interno dell’azienda, non solo per gli individui che vi operano ma per l’azienda stessa.

Quindi l’ambiente digitale come opportunità per le aziende. Ma questo ambiente come modifica i comportamenti e modi di interagire delle persone, dei collaboratori?
“Spesso facciamo networking senza saperlo, e scambiamo informazioni in modo utile senza nemmeno accorgercene. Su Internet è facile: basta un retweet, un post. Forse sto correndo troppo: immagina dei messaggi infilati in una bottiglia e lasciati in mare, liberi di viaggiare, e immagina che quei messaggi arrivino a chi saprà cosa farne. È così anche nella vita di tutti i giorni: un’informazione che tu reputi già vecchia, magari per qualcuno non lo è. A te non è costato nulla diffonderla, altri hanno risparmiato tempo e guadagnato conoscenza. Prima o poi faranno lo stesso con te, forse anche loro senza saperlo. È questo il bello”.

Una bella immagine…ma in che modo questo favorisce la creazione di connessioni e idee nuove?
“Se sei introverso non diventerai più socievole grazie a Facebook, ma se lo sei, anche Facebook ti sarà utile. Il networking online non è diverso da quello offline. Non ha un linguaggio proprio o regole nuove da imparare. Non deve spaventarti. Non devi avere paura di venire respinto, non compreso, ignorato. Comportati come sempre. Grazie ai social network, comunicare con persone diverse è diventato solo più veloce, se non persino immediato. Siamo tutti connessi e interconnessi: puoi decidere di parlare di calcio, politica, arte o commentare un programma televisivo e trovare la community interessata alle tue idee. Non devi essere un esperto, basta seguire le istruzioni per usare Facebook o un altro social network. Ma avere un profilo online non vuol dire far parte di una community: per quello devi partecipare, creare contatti, condividere contenuti e far nascere qualcosa di nuovo”.

Possiamo dunque vedere l’ambiente digitale come un servizio al quale accedere? E se sì, quale ruolo ha nel generare comportamenti e risultati di qualità attraverso l’interazione?
“Internet, e ciò che vi è contenuto, è considerato una commodity: abbiamo tutti accesso a infinite informazioni su tutto, o quasi. Condividere risultati, idee, studi, appunti genera spesso nuove idee, ma è interagendo con gli altri che si riduce il rischio di sbagliare e questo avviene attraverso un continuo scambio di capacità e competenze.
Più contatti significa più possibilità di successo e il successo, a parità di competenze, dipende da quanto è vasto e rilevante il tuo network. Rilevante, non ampio: non si tratta di collezionare nomi senza un perché, ma di coltivare i collegamenti che si basano su una relazione”.

Quali sono gli “ambienti digitali” in cui si costruiscono relazioni importanti anche per il business? Potresti farci qualche esempio?
“Credo che non ci sia più differenza e sempre meno ce ne sarà tra i diversi luoghi che frequentiamo. Internet si è trasformata da mezzo in luogo e in questo posto diffuso, fatto di piattaforme diverse, vigono le stesse regole della vita offline. Ma… siamo mai offline oggi?”

Un’ultima domanda. Come a tuo avviso si evolverà la nostra identità?
“Presto non parleremo più di online e offline e saremo più riconoscibili, una responsabilità che – forse – ci renderà anche più onesti”.

Weconomy book

  •  Thinking, connecting, cooperating, collaborating, swarming, empowering, democratizing, sharing: il futuro è già cambiato. 19045

    Thinking, connecting, cooperating, collaborating, swarming, empowering, democratizing, sharing: il futuro è già cambiato.

    Il primo mattone che ha dato il via al progetto Weconomy. Weconomy, L’economia riparte dal noi esplora i paradigmi e le opportunità dell’economia del Noi: più aperta, più partecipativa, più trasparente fatta di condivisione, reputazione e collaborazione. Grazie al mash-up di contributi internazionali e alla partecipazione di oltre 40 co-autori, Weconomy Book è un serbatoio di energia, pensieri, teorie, storie, pratiche e strumenti che ruotano attorno al tema del talento collettivo. Un incubatore informale e aperto al contributo di tutti, per immaginare, creare e continuare ad innovare il futuro dell’economia.

Magazine

  • Una visione completamente diversa

    Una visione completamente diversa

    Le comunità trasformative sono organismi viventi situati in spazi ibridi. Sono multidimensionali e porose, sempre in movimento e attraversate da esperienze che attivano scambi e generano azioni trasformative. È mettendo al centro queste comunità, oltre agli individui che le abitano, che possiamo affrontare le grandi sfide del presente e del futuro, generando impatti positivi.

  • UFO. Unidentified Future Organizations

    UFO. Unidentified Future Organizations

    Le organizzazioni sono diventate UFO: oggetti non identificati in trasformazione. Oggi abbiamo la possibilità di immaginare un futuro desiderabile per questo nuovo tipo di imprese, ibride distribuite. A partire dal nuovo ecosistema di relazioni e dai legami significativi tra persone, territori e comunità.

  • Trash. Sconfiggiamo la vendita-spazzatura

    Trash. Sconfiggiamo la vendita-spazzatura

    In questo Quaderno indaghiamo le origini del trash. Che, per noi, nascono da quella vendita che non risolve problemi reali e concreti. L'antidoto è una vendita circolare e infinita, che trae il massimo vantaggio moltiplicando i punti di contatto con il Cliente, coinvolgendolo e generando una visione condivisa tra persone e organizzazioni.

  • Kill Skill: un non catalogo di competenze

    Kill Skill: un non catalogo di competenze

    Non esistono skill “a prova di futuro”. Perché, quando parliamo di abilità e competenze, in realtà parliamo di sviluppo delle persone.

    In questo Quaderno abbiamo affrontato il tema delle skill dal punto di vista sistemico, per esplorare ciò che ispira e motiva a imparare, a praticare nuovi comportamenti e innesca percorsi evolutivi che connettono persone e organizzazioni.

  • Robot: l'automazione è collaborativa?

    Robot: l'automazione è collaborativa?

    R come Robot - Quali sono le possibili relazioni tra umani e tecnologia? Il tema è esplorato indagando in due sezioni le trasformazioni a livello sociale e aziendale. Una sezione dedicata alla mostra Posthuman (svoltasi durante la MDW 2017) conclude il quaderno. L'obiettivo di questo numero è quello di fornire spunti, quello di avviare un dialogo, di stimolare un'ulteriore esplorazione di diversi punti di vista.

  • Quid novi? Generazioni che collaborano

    Quid novi? Generazioni che collaborano

    Q come Quid Novi – Generazioni che collaborano. Il quaderno numero 11 di Weconomy si concentra sulla condivisione di luoghi, tempi e spazi da parte di diverse generazioni con mindset differenti e sulle trasformazioni che questa convivenza implica. Autori dalle età, competenze e mestieri diversi, per assicurare un punto di vista molteplice. Perché la collaborazione tra generazioni è un’opportunità.

  • POP Collaboration: Point Of Presence

    POP Collaboration: Point Of Presence

    P come P.O.P. Collaboration. Il decimo quaderno descrive lo spettro di significati assunti dall’io nei processi di collaborazione. 12 autori dai background diversi si interrogano sul ruolo dell’individuo che si riprogramma e si trasforma (Hyperself) e che collabora in maniera diffusa e spontanea, essendo consapevole del ruolo degli altri io coinvolti (Integrated Self). L’io come particella fondamentale della collaborazione.

  • Oops, Or, Ok: il paradosso della scelta continua

    Oops, Or, Ok: il paradosso della scelta continua

    O come OOPS, OR, OK. Il Quaderno 9 indaga il paradosso della scelta continua: tra i 14 autori che esplorano le tematiche legate al “prendere decisioni”, troviamo dall'astronauta, al medico, dal designer al community manager, tutte persone che lavorano in contesti in forte trasformazione. Perché di fronte alla scelta e alle opzioni, l’unica scelta veramente sbagliata è non scegliere.

  • Ne(x)twork: flow, amplified identity, common environment

    Ne(x)twork: flow, amplified identity, common environment

    N come Ne(x)twork, neologismo che gioca sulle parole next, work e network. Il Quaderno 8 è dedicato al futuro del lavoro e alla necessità che questo sia connesso e condiviso in modo continuo. Una condivisione che porta alla creazione del Flow (Flusso) che l’Impresa collaborativa ha il bisogno di saper dirigere, coordinare, stimolare ed eventualmente modificare in itinere.

  • Management: Cross, Self, Content

    Management: Cross, Self, Content

    M come Management. Il settimo Quaderno esplora le mutevoli dinamiche e i cambiamenti che riguardano il mondo del Management: un racconto in tre atti di come intrecci tra universi diversi (Cross), propensione all’auto-organizzazione coordinata (SELF) e valorizzazione dei contenuti sull’offerta (Content) rappresentino le tre diverse dimensioni nelle quali l’Impresa collaborativa si sviluppa.

  • Local: Talent, Community, Making

    Local: Talent, Community, Making

    L di Local.Un’occasione per riflettere e agire sulla (e dalla) dimensione collaborativa come combinazione di Talent, Community e Making. Con inserto dedicato alla quarta dimensione del Tempo con Timescapes.

  • Info, Indie, Inter: L’Innovazione rinnovata

    Info, Indie, Inter: L’Innovazione rinnovata

    I come innovazione, che è prima di tutto unaa questione di valori (e di valore). E innovare il contenuto (Info), innovare l’attitudine (Indie), innovare la relazione (Inter) sono le tre possibili scelte di valore per le Imprese.

  • HR: Human (R)evolution

    HR: Human (R)evolution

    La “Rivoluzione dell’Impresa” che mette la persona al centro del suo futuro. Una rivoluzione che trasforma la Persona umana da risorsa ad “atleta, acrobata, artigiano”.

  • Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail

    Empowerment, Feedback, Gamification: c’era una volta il Retail

    C’è e soprattutto ci sarà ancora? Se ne parla in questo terzo Quaderno attraverso 3 parole chiave: Empowerment, Feedback, Gamification, aspetti fondamentali del retail collaborativo.

  • Design: (Re)shaping Business

    Design: (Re)shaping Business

    D come Design: aperto, social e collaborativo, a disposizione dell’Impresa per (ri)dare forma al business. Un quaderno che raccoglie e sviluppa spunti e contributi emersi durante l’evento Making Together.

  • Auto, Beta, CO: (Ri)scrivere il Futuro

    Auto, Beta, CO: (Ri)scrivere il Futuro

    Il quaderno dedicato alle prime lettere dell’alfabeto per l’Impresa collaborativa: A come Auto, B come Beta, C come Co. Perché la collaborazione è sì una necessità, ma funziona solo se c’è uno scopo e un senso condiviso.