People P.O.P. Collaboration
Dialogo immaginario sul binomio Hyperself e Integrated Self.
sintesi
P.O.P. Collaboration, c’entrano per caso Andy Wahrol o Taylor Swift? Ce l’avete con le cantanti pop in questo periodo (ndr, vedi Dialogo Immaginario #9)... Comunque, un po’ c’entrano. Ma non troppo. Di sicuro la collaborazione negli ultimi anni è diventata pop, nel senso di popolare, un po’ alla Taylor Swift. E, in parte, ha anche assunto, nelle aziende, il ruolo che l’arte Pop ha assunto nel mondo. In che senso? La collaborazione come arte? In termini di evoluzione del significato, sì, si può creare un parallelismo. L’arte, nel corso della storia, ha vissuto momenti interpretativi diversi. Platone, ad esempio, pensava che l’arte allontanasse dalla vera realtà, in quanto poteva esserne solo una lontana imitazione; gli esponenti dell’estetismo sostenevano, dall’altra parte, che la vita e la realtà dovessero ispirarsi all'arte, imitandola. Cosa c’entrano la Pop art e la collaborazione, allora? La Pop art ha sintetizzato questi due poli facendo coincidere la vita reale con l’arte. Dei barattoli di Campbell’s Tomato Soup possono essere arte. Lo stesso è per noi la P.O.P. Collaboration, una forma di collaborazione reale e approcciabile che non è né ridondante e imitativa, né astratta e ideale. Parliamo di una collaborazione popolare e reale! Per re e per contadini, insomma… Ma perché i punti allora? Perchè P.O.P. per noi è anche l’acronimo di Point of Presence. Non quello informatico, ma quello collaborativo. Nella P.O.P. Collaboration l’individuo, con le sue specificità, il suo valore unico, le sue sfaccettature, ha un ruolo centrale. La collaborazione non viene, quindi, interpretata come un processo a superficie piatta dove si dà unicamente importanza alla condivisione di informazioni e alla produzione di output, ma come un processo dinamico e disomogeneo nel quale sono gli io coinvolti ad avere un centro di gravità maggiore rispetto alle procedure cooperative. Gli individui che partecipano al percorso collaborativo si influenzano a vicenda in maniera spontanea e non forzata. La presenza, non fisica ma mentale e consapevole, è fondamentale in questo contesto. L’io presente attivamente è consapevole del proprio ruolo e di quello dei suoi collaboratori e, grazie a questa consapevolezza, crea scambi sinergici mirati e non suplerflui. Una collaborazione che parte dall’io quindi… Esatto, parte da un io presente, consapevole e multidimensionale. L’Hyperself? Sì! L’Hyperself, un io a più livelli, rappresenta l’elemento base della collaborazione P.O.P.. Se, come abbiamo detto, la P.O.P. Collaboration si sviluppa come processo dinamico, disomogeneo e spontaneo, allora è evidente che più gli individui sono adattabili e in grado di aggiornarsi e ‘vestire più cappelli’, più il processo avrà successo. In grado di aggiornarsi e ‘vestire più cappelli’? Parliamo di automanutenzione e slashing? Esatto! Sono due dinamiche fondamentali per lo sviluppo di un io consapevole. Automanutenersi vuol dire ampliare le proprie capacità, approfondendo ciò che si conosce e ricalibrando la propria direzione cognitiva. Lo slashing è la capacità di trasformarsi, anche grazie alle skills apprese con l’automanutenzione, di assumere più ruoli a seconda della situazione nella quale ci si trova. E lo stesso processo di collaborazione favorisce queste dinamiche. La collaborazione anche come strumento di sviluppo personale? Corretto. La P.O.P. Collaboration di successo è quella che alla fine genera evoluzione negli io che prendono parte al processo, quella che dalle connessioni spontanee e quotidiane che si generano in io consapevoli e presenti produce valore comune e valore individuale. Parliamo di io connessi, allora... Parliamo di io connessi e integrati, di Integrated Self, che, per loro natura, si interfacciano di giorno in giorno con altri io integrati generando interazioni spontanee. Per poterlo fare gli individui devono avere coscienza della propria posizione e di quella dei propri collaboratori, permettendo alle specificità di ogni io coinvolto di potersi esprimere. Parlando così tanto di io, mi è venuta in mente la battuta, “Se io sono Io e tu sei Tu, chi è più sc…” “...emo tra noi due?”. Non saprei rispondere. Per esserlo un po’ meno, comunque, basta leggere il Quaderno.