Ecosistemi consistenti

People Ecosistemi consistenti

sintesi

La riflessione che tenta di approfondire il concetto di “self consistency”, cioè di solidità, di tensione e di intensità del sé, si accompagna spesso alla constatazione che l’Uomo, ciascuno di noi, è essenzialmente agile, cioè capace di muoversi, di andare e venire… di interpretare e di produrre un effetto. Il carattere, l’ethos, dell’Uomo si esprime essenzialmente in questa sua intrinseca capacità di muoversi, nella sua auto-motricità. Ma quale direzione deve prendere il mio muovermi verso qualcosa? Quale risultato deve produrre il mio fare? Trovare una risposta significa rimettere al centro la questione del metodo. Trovare i punti di riferimento giusti, sapersi muovere in un contesto con complessità crescente, ampliare la gamma delle strade che impariamo a percorrere: è questo a fare la differenza. Guardiamo al nostro biglietto da visita. Quanti stili di pensiero dobbiamo saper mettere in pratica, quanti “cappelli” indossiamo per raggiungere un risultato, quanto le nostre “passioni” ci insegnano qualcosa da applicare nel nostro ruolo? E quanto accade il contrario? Stiamo diventando sempre più “slasher”: project manager/(slash)/trainer/coach e magari anche: fotografo/ scrittore/pasticcere… Siamo circondati da strumenti abilitanti che amplificano le nostre possibilità. Il mio essere professionista non è qualcosa che perdo e ritrovo ma è una qualità che devo possedere sempre. Come professionisti, sviluppiamo e mostriamo continuamente la capacità di diventare qualcos’altro ma non un’altra cosa. La collaborazione è una risposta alla domanda sul metodo che punta a rendere più potente la nostra capacità interpretativa e più coerenti le azioni che mettiamo in campo. È un metodo che deriva da una visione e, per portare risultati, richiede fiducia, adesione e una ricerca continua. La direzione da prendere allora non è più solo una questione personale ma diventa collettiva. Riguarda un team di persone che può essere più o meno numeroso e soprattutto l’agilità che queste persone mostrano di possedere. La capacità di “fare WE” è una modalità del “far accadere” attraverso il contributo sinergico di stili, competenze, attitudini e interessi. Significa sviluppare la capacità di collaborare con i Clienti, con i colleghi e, ad esempio, con i partecipanti ad una business community. Gestire con un team una business community richiede ogni giorno di comprendere parole e significati, di affinare la mappa con la quale interpretiamo le conversazioni che accadono in un’azienda. Quanto maggiore è la nostra agilità nel farlo, tanto più densa sarà la mappa che riesco ad ottenere. È un allenamento continuo, che richiede tensione e intensità: tratti, questi, necessariamente individuali. Le idee e i concetti rimbalzano continuamente alla ricerca di artefatti che rendono visibili le cose importanti oggi, per agire con consistenza e coerenza rispetto alle priorità di volta in volta individuate. L’eccellenza nel “fare WE” passa attraverso la capacità di tradurre nel proprio fare, ogni giorno, una poetica, un’estetica e perfino un’etica. Una business community diventa un progetto consistente se lavora sull’identità di un gruppo di persone che hanno in comune la ricerca di un contesto da interpretare, di un fare che porti valore e di relazioni positive per la mia crescita professionale. In questo progetto i contenuti che ciascuno porta sono essenziali: il “muovermi verso” e il “fare” accadono sempre rispetto a ciò che qualifico come significativo rispetto ad un contesto. Ciascuno ha la responsabilità di interpretarlo e di collaborare a definirlo.