Il Socialstructing, come ridisegnare l'impresa

Companies Il Socialstructing, come ridisegnare l'impresa

Socialstructed è ogni movimento che costringe una struttura centralizzata a ridefinire se stessa e a diventare una rete di persone.

sintesi

C’è qualcosa che disturba nell’ormai ossessionante riferimento alla rivoluzione social o all’esplosione del capitale sociale. Lo si può concepire in espansione o addirittura in procinto di diventare il perno dell’economia mondiale, esaltarlo o restare indifferenti, varrebbe però la pena chiedersi quale percezione abbiamo veramente di questo fenomeno. Cosa vediamo di questo nuovo mondo social? Dipende da che cosa ci aspettiamo di vedere. Ci aspettiamo di vedere astronavi che passano sulle nostre teste o lunghi cortei di persone che marciano chattando? In un certo senso queste le vediamo, ma lo strato profondo e solido di questo fenomeno è meno vistoso. Nessun colpo di teatro, nessuna ‘guerra dei mondi’. L’aspetto veramente rivoluzionario dell’era social sta in quella dimensione collaborativa che ha acceso il pensiero e l’azione di molti. Già acceso. Marina Gorbis ha dedicato un volume a questo fenomeno, che ha chiamato socialstructing (The Nature of The Future. Dispatches from a socialstructed world, Free Press, New York). Socialstructed è ogni movimento che costringe una struttura centralizzata e rigida a ridefinire se stessa, a diventare una rete i cui nodi sono le persone. Le persone non sono isole. Non lo sono mai state. Le persone sono esseri strutturalmente aperti a relazioni ricche e variegate (familiari, sociali, culturali, civili, economiche…). Le persone, cioè, sono in rete. E quali caratteristiche hanno quelle reti i cui nodi sono le persone? Queste reti connettono, scambiano, ibridano e moltiplicano quelle unique human skills che sono da sempre la base e la sostanza di ogni potenziale creativo, economico e non solo. La Gorbis ne conta 4: il sensemaking, ossia una peculiare capacità di cogliere ed operare in base a significati, l’intelligenza sociale ed emotiva, un pensiero capace di novità e di adattamento alle trasformazioni, la capacità di “filtrare” le proprie idee attraverso criteri e valori morali. Questo campionario contiene molto, forse tutto ciò che vivifica un’impresa, dalla sua cellula più microscopica al più complicato dei suoi processi, che forse, oggi come sempre, è ancora il rapporto con il Cliente e i sui bisogni. E tutto questo ha già iniziato a fare impresa, con una chiara consapevolezza dei propri mezzi e di una nuova posta in gioco, che ormai non è più solo quella del profitto, ma quella della soddisfazione e della gratificazione. Propria e altrui. La propria soddisfazione non può più essere considerata una dimensione privata, incommensurabile con ogni parametro di scuola. Ma c’è peraltro qualcuno che è sicuro della bontà di quei parametri che erano il ‘verbo’ anche solo 5 anni fa? I network socialstructed sono esattamente quelle reti che riescono non solo a tenere insieme, ma anche a fare organicamente crescere e fruttare una popolazione di ‘incommensurabili’. Con flessibilità ed efficacia. La Gorbis contrappone con una certa nettezza questa nuova dimensione socialstructed al dominio della produzione e della creazione di valore ancora istituzionalizzato e irrigidito dentro ‘professioni’ e competenze chiuse. È convinta che il futuro di tutti quei processi di massa nei quali la rigidità e la standardizzazione non sono eliminabili sarà dei robot, delle smart machines. Il dominio delle commodities sarà forse spazzato via, ma c’è un aspetto di questo panorama che riguarda il presente, ed è l’effetto che esso produce sull’intera ‘organizzazione aziendale’ e sul management. Il manager ormai è chiamato ad essere un social designer e questo perché il sangue che scorre nelle vene dell’impresa socialstructed è quel liquido denso dei bisogni, opinioni, interessi, pratiche, visioni e valori che animano i suoi protagonisti. Un network è questo. Non un Meccano complicato che riunisce pezzi assemblati altrove con pezzi che sono assemblati altrove e così via. Una vera collaborazione rifiuta la logica dell’altrove, perché l’altrove in quanto tale non è mai attraente. Ogni vera collaborazione nasce da un convergere in un punto dello spazio e del tempo. È un appuntamento da non mancare, al quale è necessario portare il più possibile di se stessi.