Companies Formazione (ed educazione): il futuro
Parte 1 di 2 – La sfida dell’educazione e della formazione è connessa alle nuove generazioni.
Parte 1 di 2 – C’è qualcosa che lega tra loro in maniera molto stretta i temi della sfida generazionale e quelli della innovazione collaborativa. Si tratta di una sfida assolutamente non nuova, ma mai forse come oggi urgente ed impegnativa. È la sfida dell’educazione e della formazione.
A fine 2015 Times Higher Education ha chiesto a una serie di accademici provenienti da ambiti disciplinari e posizioni diverse come si immaginavano l’università nel 2030. Le previsioni sono naturalmente molto diverse. C’è chi, prevedendo l’avvento massiccio della robotica nei posti di lavoro, dichiara che per l’Università non c’è un futuro. Altri un futuro per le istituzioni accademiche lo vedono solo se sapranno dare ai loro studenti ciò che nessun device digitale o robot è in grado di fornire: comprensione, profondità, alertness.
Di sicuro le istituzioni accademiche (e più ampiamente il mondo educational, non solo quello higher) subiranno cambiamenti profondi. Quali? Ovviamente nessuno ha la sfera di cristallo. Si dice: meno curricula tradizionali più STEM, più coding, nei programmi, nei test etc. Questo sarebbe ciò che il ‘mercato’ richiede con maggior insistenza.
Forse però non è solo una questione di contenuti, ma anche di forme, e quindi di relazioni educative e formative. D’altra parte nessuna abilità e nessun ‘contenuto’ sembrerebbe potersi trasmettere senza una relazione tra persone.
Ora, anche le relazioni (formative) si stanno trasformando? Stephen J. Trachtenberg, già presidente della George Washington University, vede un futuro in cui dominerà la “academic self-direction”. Ma viene anche da chiedersi se ci sarà spazio per relazioni ancora ‘personali’, o se invece l’elemento macchina, o i vari tipi di device avranno un ruolo da protagonisti nel gestire (ma anche nel decidere) che cosa dobbiamo imparare e sapere… In relazione con noi stessi (self-direction, appunto) o con qualcosa d’altro che non è umano: è questa l’alternativa, il tipo di futuro che dobbiamo immaginarci per l’accesso all’apprendimento? Anche perché nessuno si azzarda a dichiarare la fine del learning. Cioè del bisogno di imparare. [segue]